sabato 30 giugno 2012

La ranza del nonno...

E' un attrezzo che mi ha sempre affascinato sin da piccolo,un pò perchè sono sempre stato affascinato dalle tradizioni contadine che piano piano stanno cadendo in disuso,un pò anche perchè la associo a mio nonno,un nonno che non ho mai conosciuto un eroe nella mia fantasia,un eroe comune come tanti in quel periodo,il nonno che di giorno lavora alla Falck di Dongo e una volta al mese quando calava il sole e la luna in cielo era piena,indossava la sua briccola e diventava uno spallone ( Anche se preferisco chiamarlo SFRUSADUU, che de riva da de sfroos,ovvero che vanno di nascosto),contrabbandava sigarette e dadi di pollo,qualcosa di innocente insomma nulla a che vedere con i contrabbandieri di oggi. Mia mamma mi racconta spesso di quando andavano nei campi in estate a raccogliere il fieno e mi piace immaginare mio nonno in mezzo ad un campo che impugna la sua ranza e falcia l'erba,alla cinta ha un "cudee" (scusatemi ma i termini italiani di certi attrezzi non li conosco),un corno di bue cavo che conteneva la "cuèt" una pietra che si usava per affilare la lama della ranza. Me lo immagino ancora così mio nonno,immerso nel verde delle valli comasche che canta e taglia l'erba e di notte quando c'è la luna piena si incammina sulla strada dei contrabbandieri verso la svizzera con la sua briccola piena di speranze,come la speranza di riuscire a tornare a casa...

Qualche volta mi capita ancora di tagliare il prato con la ranza e almeno per me è una cosa bellissima,sentire il profumo dell'erba il silenzio della natura che ti parla e la coscienza di conoscere ogni passo del mio giardino,ogni singolo sasso ogni pianta,so chi è,conosco la sua storia. E' una sensazione indescrivibile quella di unire la fatica della falciatura con la meraviglia di trovarsi a stretto contatto con la natura. E forse questo è quello che mi è rimasto di mio nonno è rimasto dentro e ho paura che prima o poi tutto questo possa scomparire,tempo che certe tradizioni ma anche soltanto certi modi di pensare e di intendere la natura possano scomparire,sormontati dagli impegni quotidiani e dalla tecnologia onnipresente in ogni secondo della vita. Per me la falciatura del prato è un momento terapeutico più di qualsiasi altra medicina... spero davvero che possiate intendere e capire quello che cerco di spiegarvi,perchè certe sensazioni sono davvero difficili da scrivere bisogna per forza viverle.

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