domenica 27 gennaio 2013

Siamo un fiume...

Siamo un fiume,
nasciamo piccoli tra le braccia delle natura
e con il tempo diventiamo grandi
le nostra acque sono i nostri ricordi
dove liberi nuotano i pesci
e dove ogni tempesta ci lascia un regalo,
ci ristoriamo in qualche anfratto o all'ombra dei salici
che sulla riva salutano e benedicono il nostro passaggio
sul nostro letto portiamo le cose peggiori,
quelle che vogliamo nascondere a tutti
e lasciamo sul fondo,tra sassi,storioni e spazzatura,
sembriamo limpidi in superficie ma abbiamo la melma nel nostro cuore.
Durante la strada incontriamo qualche ostacolo e l'acqua si fa crespa
e dopo la cascata scorre ancora verso l'immenso mare
dove tutti i fiumi finiscono e dove tutti i fiumi si incontrano
dove non c'è affanno ne corsa,ne cascate ne anfratti
dove ognuno arriva con i suoi pesci
con le sue storie da raccontare
con la sua spazzatura da dimenticare.

My Flickr

martedì 15 gennaio 2013

Il Suicidio... Un gesto poco comprensibile.


Limitare a definire il suicidio come un atto insensato o di fuga dai problemi è un sintomo di
limitatezza mentale. Chi si suicida non sempre è disperato e non sempre lo fa per fuggire dai
problemi del mondo; spesso è una scelta meditata nel tempo e maturata negli anni. Non sto parlando
ovviamente degli adolescenti che si suicidano perchè il loro amore non è corrisposto o perchè
scherniti da amici e conoscenti, quello è un altro discorso che sfocia poi nel medesimo gesto ma con
delle motivazioni differenti da chi si suicida per il male di vivere o chi usa il suicidio come gesto
dimostrativo. Prima di affrontare le varie visioni del suicidio è doveroso guardare questo fenomeno
non come un gesto consueto ma come un eccezione, e se di eccezione si tratta, allora la vera
domanda non è tanto capire cosa spinge una persona a suicidarsi ma cosa spinge una persona a
continuare a vivere. In situazioni particolarmente difficili e difficilmente accettabili l'uomo non
ripiega sul suicidio come scelta e questo è ben visibile ad esempio nei campi di sterminio nazisti
dove il tasso di suicidi non era di molto superiore a quello della media nazionale di quel periodo o
nelle regioni del terzo mondo. Questo dimostra quindi che c'è qualcosa che muove l'uomo a
rimanere in vita anche in situazioni proibitive e che non garantiscono un futuro certo o quantomeno
dignitoso. Da questo si deduce che il suicidio è particolarmente frequente in regioni e situazioni in
cui il livello sociale e culturale ha raggiunto un certo benessere. Perchè,quindi,il fenomeno del
suicidio si presenta sempre o quasi in situazioni di benessere?
Ritengo che i punti chiave per azzardare una risposta siano due,la speranza e la cultura dominante.
In situazioni proibitive dove il tempo viene impiegato a lavorare o a mantenersi vivi, l'individuo
non ha il tempo libero necessario per maturare l'idea del suicidio, quindi questa non è una scelta
repentina e infondata ma frutto di un lungo confronto interiore. (Quello che dico è da ritenersi in
senso generale ovviamente, non è mio interesse affrontare ogni singolo caso e trovarne le
motivazioni, considerando che in molti casi le motivazioni sfuggono ai più e non è compito ne mio
ne di nessun' altro indagare, giustificare e capire un suicidio in quanto è un gesto così fortemente
personale da poter sfuggire ad ogni logica,e per questo fortemente incomprensibile).
In una società elevata culturalmente e socialmente l'individuo ha più tempo libero e può porsi
domande alle quali sarebbe difficile rispondere se non si ha del tempo libero da trascorrere a
maturare la risposta, ponendosi alcune domande sul senso della vita giunge ad un interrogativo
insormontabile come il significato dell'esistenza o il senso della vita stesa. L'impossibilità di
ottenere una risposta valida e soddisfacente porta l'uomo sull'orlo di un tracollo, in una situazione
dove nulla ha più senso perchè il senso non si trova. L'uomo si accorge che è effimero e destinato a
finire proprio perchè la fine è intrinseca nella natura che crea e distrugge ogni cosa e l'uomo non
sfugge a questa regola. Ogni cosa è destinata a cessare e molte persone non riescono a darsi pace e
cercano di trovare altre risposte alle domande. L'archè del suicidio,il principio primo, risiede
proprio in questa situazione. La razza umana con il tempo si è dissociata sempre più dalla natura
creando nuove regole e manipolando gli istinti,la società stessa si è snaturalizzata ma questo è un
processo soltanto mentale e sociologico non certo biologico,in quanto l'uomo pur dissociandosi
dalla natura ne resta lega alle meccaniche e alle regole generali di inizio e fine. Di conseguenza
l'uomo che ha cercato invano di dominare la natura si trova in uno stato di profonda crisi e angoscia
quando prende coscienza del fatto che inesorabilmente obbedisce alle leggi della natura e questa
sofferenza è il male di vivere,ovvero la consapevolezza che ogni cosa è limitata nel tempo e il
dubbio che diventa certezza della mortalità non solo della persona ma di tutto quello che ci
circonda. Per questo motivo l'essere umano ripiega nelle fede le risposte mancate perchè non è in grado di vivere nel dubbio e cerca sempre una risposta anche fasulla ma che in qualche modo riesca a colmare il grande vuoto.
E' importante capire,a mio avviso, che in questo caso non esiste differenza tra fede e ateismo in
quanto entrambi i pensieri portano ad una risposta falsa alla domanda iniziale (ovvero qual'è il
senso della della vita?) l'una affermando l'opposto dell'altra. La vera soluzione non risiede ne nel
credo e nemmeno nel non credo ma nell'agnosticismo,ovvero nel non porsi la domanda in quanto
nessun ragionamento e nessuna fede possiede una risposta certa. La vita è piacere di scoprire e di
conoscere, quando cessa questa voglia ne cessa necessariamente anche il piacere che porta. Dal
verbo “suchen” (cercare) i tedeschi fanno il participio presente “suchend” e la forma sostantiva “der
suchende” (colui che cerca) è usata per indicare coloro i quali non si limitano alla superficialità
delle cose ma vogliono indagare ogni aspetto della vita anche quello più sgradevole,è questo che
intendo con il piacere della scoperta.Non ha dunque senso porsi domande alle quali non è possibile
dare una risposta e questo è valido non solo per il proprio credo ma anche per altri temi più concreti
come ad esempio le motivazioni che portano al suicidio. E’ una domanda che intrinsecamente non
ammette nessuna risposta in quanto le motivazioni possono essere innumerevoli e nessuna nello
stesso tempo e rilevanti per alcuni e irrilevanti per altri,l'unica persona che può rispondere a questa
domanda ironicamente è colui il quale ha deciso di togliersi la vita. Concludendo,l'uomo ha
costruito una società distaccata dalla natura ma non potendo sfuggire alle sue regole ha come diretta
conseguenza questa presa di coscienza.Iil suicidio,secondo il mio punto di vista, non è altro che un
tentativo di spostare la domanda primordiale e un modo per colmare un male di vivere veramente
esasperante e quotidianamente presente,tanto da diventare esasperante. Sarebbe riduttivo limitare il
suicidio ad un atto scellerato e da vigliacchi, Seneca diceva che ci vuole coraggio a vivere,ma io
ritengo che questa affermazione non sia poi così vera,non ci vuole coraggio a vivere in quanto si
vive per inerzia,la vera forza e il vero coraggio sta nel togliersi la vita.
Durkhein identificò quattro gradi di suicidio ( egoistico,altruistico,anomico e fatalista) questo
perchè sarebbe riduttivo e insensato paragonare il suicidio di un giovane per una pena d'amore ad
esempio al suicidio di Catone Uticense, di Jan Palach (Praga 1968) o di Salvador Allende. Questi
suicidi sono certamente gesti estremi ma non si possono definire atti di codardia o di scelleratezza,
sono stati mossi da una profonda coscienze e consapevolezza del gesto che si stava per compiere e
con un grande senso di responsabilità nei confronti di un idea.Forse è proprio questo quello che
siamo,un’ idea che avrà fine soltanto con la fine della società. Se siamo quello che siamo oggi e se
possiamo godere di alcuni diritti lo dobbiamo anche al gesto estremo di persone che hanno deciso di
privarsi generosamente della loro vita in favore di un idea più grande e più alta. Alla luce di queste
affermazioni c'è ancora dello sdegno e del biasimo difronte ad una persona che decide di suicidarsi?

Significato mantra OM MANI PADME HUM






Questo è il mantra di 
Avalokiteshvara, il mantra più recitato e conosciuto anche dai non buddhisti.
Può essere recitato per lunghi periodi di tempo, sgranando il mala, il rosario buddhista, durante la vita comune o la meditazione.
Om Mani Padme Hum viene recitato per ottenere la liberazione, quindi la pace e la libertà dalle sofferenze.
Si dice che sia così potente che anche un animale sentendolo otterrà una rinascita umana e quindi la possibilità di conoscere il dharma e raggiungere l'illuminazione.
Il mantra non ha un significato letterale come frase compiuta, bensì hanno significato le sei sillabe che lo compongono.
OM
è composta da tre lettere: 
A, U e M.
Queste simbolizzano il corpo, la parola e la mente 
impuri del praticante all'inizio del suo sentiero verso la liberazione.
Alla fine del sentiero, simbolizzano il corpo, la parola e la mente 
puri di un Buddha.
Quindi, al tempo stesso, 
Omindica la possibilità che vi sia una trasformazione dall'impurità alla purezza: il sentiero della liberazione.
MANI
due sillabe, significa 
"gioiello", simbolizza la bodhicitta, cioè l'intenzione altruista di raggiungere l'illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
PADME
si pronuncia PEME,due sillabe, significa 
"loto", simbolizza la saggezza, la conoscenza.
La comprensione dell'impermanenza, della vacuità, dell'interdipendenza, la conoscenza che recide ogni illusione e offuscamento.
Mani Padme è anche l'epiteto di Avallokitesvara.
HUM
chiude il mantra nella 
perfezione, come pure anche molti mantra, e significa "concedi" la mente onniscente e le realizzazioni, e simbolizza l'indivisibilità di metodo e conoscenza, di compassione e saggezza.
Il mantra può assumere altri significati in contesti diversi.
Ad esempio, recitato durante il bardo, cioè durante la fase successiva alla morte e precedente alla reincarnazione, è lo strumento per 
evitare di ricadere nel ciclo di rinascite del samsara:
"Om" chiude la porta della rinascita fra gli dei,"Ma" quella fra le Asura, divinità gelose,"ni" quella fra gli uomini,"Pad" quella fra gli animali,"me" quello fra i preta, spiriti insaziabili,"Hum" quella negli inferi.
L'insegnamento spiega che ciascuna delle sei sillabe del Mantra - OM MA NI PAD ME HUM - ha un effetto specifico e potente nel determinare la trasformazione dei vari livelli del nostro essere.
Le sei sillabe purificano completamente le sei emozioni negative che sono manifestazioni dell'ignoranza e che inducono a comportamenti negativi nei confronti del nostro corpo, in modo orale e mentale, creando così ilSamsara (ciclo delle rinascite) e la nostra sofferenza.
Orgoglio, gelosia, desiderio, ignoranza, cupidigia e rabbia sono trasformati con il Mantra nella loro vera natura; la 
saggezza delle sei famiglie di Buddha si manifesta nella mente illuminata.
Così quando recitiamo l' OM MA NI PAD ME HUM le sei emozioni negative che sono la causa dei sei regni del Samsara, sono purificate.
Le sei sillabe impediscono la rinascita in ognuno dei sei regni e attenuano la sofferenza inerente ad ogni regno.
Allo stesso tempo recitando l' OM MANI PADME HUM si purificano completamente i complessi dell'ego e si perfezionano i sei generi di azioni trascendentali del cuore e della mente illuminata: generosità, armonia, comportamento, resistenza, entusiasmo, concentrazione/comprensione.
OM MANI PADME HUM è detto anche "enorme protezione dagli influssi negativi e dalle varie forme di malattia".
In tibetano è pronunciato OM MA NI PAD ME HUNG.
Comprende la compassione e la benedizione di tutti i Buddha e Bodhisattva ed invoca particolarmente la benedizione di 
Avaloketeshvara, il Buddha della Compassione.

venerdì 11 gennaio 2013

Dialogo tra un Folletto e uno Gnomo...


Questa è una delle "Operette Morali" di Leopardi,narra di un ipotetico dialogo in un ambientazione post-apocalittica tra uno gnomo ed un folletto. Entrambi concordano sul fatto che l'uomo non sia il centro dell'universo e che «la terra non sente che le manchi nulla», così la natura perpetua il suo ciclo inesorabilmente: «i fiumi non sono stanchi di correre», dice il Folletto e «i pianeti non mancano di nascere e di tramontare», prosegue lo Gnomo.

L'uomo da sempre ha maturato un idea antropocentrica,l'uomo al centro di tutto e ogni cosa in funzione dell'uomo. Ma in un mondo senza uomo si nota immediatamente che il tempo continua il suo corso e con lui ogni cosa racchiusa in esso e che ne è influenzata,così le stelle muoiono e nascono e i fiumi continuano il loro corso con o senza uomo. I maiali che secondo Crisippo erano fatti per essere uccisi dall'uomo per ricavarne carne,paradossalmente continuano la loro vita,da questo si deduce che la concezione di Crisippo era errata e che non era questa la loro funzione. Il passo successivo è capire quindi se ogni cosa ha uno scopo o una funzione da esplicare oppure no. Penso che non tutto abbia uno scopo e una funzione,il mondo gira anche se noi non lo sappiamo e le cose avvengono anche se noi non lo vogliamo,il nostro pensiero e la nostra funzione è irrilevante ai fini del mondo ma importante in un ottica più circoscritta come la famiglia o la società. A questo punto quello che prima non aveva funzione o significato adesso lo ha,un uomo è insignificante se visto dalla luna ma man mano che ci si avvicina acquista valore e significato,conferitogli dai suoi simili. Al giorno d'oggi però ci sono persone che hanno un valore troppo alto per quello che poi oggettivamente fanno,e questo perchè alcune scale dei valori sono cambiate e altri valori sono intoccabili anche se sbagliati. Le grandi persone sono quelle che sanno pensare bene e che hanno la forza e la capacità di trasformare il loro pensiero in atto,in altre parole di concretizzare il loro pensiero,di essere retti e coerenti e di essere retti,una rettitudine data dall'equilibrio tra quello che si pensa e quello che si mette in pratica. Se prendiamo per vera questa affermazione e la assumiamo come postulato per la rettitudine, è palese trovare persone che godono di grande prestigio e di grande valore ma che poi non lo sono nell'atto pratico,queste persone sono per lo più cariche istituzionali e religiose. Questi valori alterati hanno condizionato la nostra società e il nostro modo di pensare,prendiamo per vera ogni parola che esce dalla loro bocca senza nemmeno prenderci la briga di pensare a quanto detto o quanto fatto,nascondiamo la nostra ignoranza sotto il loro valore acquisito,ma son certo che se dovessimo ricominciare da zero e tutti allo stesso livello,queste persone non avrebbero scampo. 


Folletto
Oh sei tu qua, figliuolo di Sabazio? Dove si va?
Gnomo
Mio padre m’ha spedito a raccapezzare che diamine si vadano macchinando questi furfanti degli uomini; perché ne sta con gran sospetto, a causa che da un pezzo in qua non ci danno briga, e in tutto il suo regno non se ne vede uno. Dubita che non gli apparecchino qualche gran cosa contro, se però non fosse tornato in uso il vendere e comperare a pecore, non a oro e argento; o se i popoli civili non si contentassero di polizzine per moneta, come hanno fatto più volte, o di paternostri di vetro, come fanno i barbari; o se pure non fossero state ravvalorate le leggi di Licurgo, che gli pare il meno credibile.
Folletto
Voi gli aspettate invan: son tutti morti,
diceva la chiusa di una tragedia dove morivano tutti i personaggi.
Gnomo
Che vuoi tu inferire?
Folletto
Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta.
Gnomo
Oh cotesto è caso da gazzette. Ma pure fin qui non s’è veduto che ne ragionino.
Folletto
Sciocco, non pensi che, morti gli uomini, non si stampano più gazzette?
Gnomo
Tu dici il vero. Or come faremo a sapere le nuove del mondo?
Folletto
Che nuove? che il sole si è levato o coricato, che fa caldo o freddo, che qua o là è piovuto o nevicato o ha tirato vento? Perché, mancati gli uomini, la fortuna si ha cavato via la benda, e messosi gli occhiali e appiccato la ruota a un arpione, se ne sta colle braccia in croce a sedere, guardando le cose del mondo senza più mettervi le mani; non si trova più regni né imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perché sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l’uno all’altro come uovo a uovo.
Gnomo
Né anche si potrà sapere a quanti siamo del mese, perché non si stamperanno più lunari.
Folletto
Non sarà gran male, che la luna per questo non fallirà la strada.
Gnomo
E i giorni della settimana non avranno più nome.
Folletto
Che, hai paura che se tu non li chiami per nome, che non vengano? o forse ti pensi, poiché sono passati, di farli tornare indietro se tu li chiami?
Gnomo
E non si potrà tenere il conto degli anni.
Folletto
Così ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo; e non misurando l’età passata, ce ne daremo meno affanno, e quando saremo vecchissimi non istaremo aspettando la morte di giorno in giorno.
Gnomo
Ma come sono andati a mancare quei monelli?
Folletto
Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.
Gnomo
A ogni modo, io non mi so dare ad intendere che tutta una specie di animali si possa perdere di pianta, come tu dici.
Folletto
Tu che sei maestro in geologia, dovresti sapere che il caso non è nuovo, e che varie qualità di bestie si trovarono anticamente che oggi non si trovano, salvo pochi ossami impietriti. E certo che quelle povere creature non adoperarono niuno di tanti artifizi che, come io ti diceva, hanno usato gli uomini per andare in perdizione.
Gnomo
Sia come tu dici. Ben avrei caro che uno o due di quella ciurmaglia risuscitassero, e sapere quello che penserebbero vedendo che le altre cose, benché sia dileguato il genere umano, ancora durano e procedono come prima, dove essi credevano che tutto il mondo fosse fatto e mantenuto per loro soli.
Folletto
E non volevano intendere che egli è fatto e mantenuto per li folletti.
Gnomo
Tu folleggi veramente, se parli sul sodo.
Folletto
Perché? io parlo bene sul sodo.
Gnomo
Eh, buffoncello, va via. Chi non sa che il mondo e fatto per gli gnomi?
Folletto
Per gli gnomi, che stanno sempre sotterra? Oh questa e la più bella che si possa udire. Che fanno agli gnomi il sole, la luna, l’aria, il mare, le campagne?
Gnomo
Che fanno ai folletti le cave d’oro e d’argento, e tutto il corpo della terra fuor che la prima pelle?
Folletto
Ben bene, o che facciano o che non facciano, lasciamo stare questa contesa, che io tengo per fermo che anche le lucertole e i moscherini si credano che tutto il mondo sia fatto a posta per uso della loro specie. E però ciascuno si rimanga col suo parere, che niuno glielo caverebbe di capo: e per parte mia ti dico solamente questo, che se non fossi nato folletto, io mi dispererei.
Gnomo
Lo stesso accadrebbe a me se non fossi nato Gnomo. Ora io saprei volentieri quel che direbbero gli uomini della loro presunzione, per la quale, tra l’altre cose che facevano a questo e a quello, s’inabissavano le mille braccia sotterra e ci rapivano per forza la roba nostra, dicendo che ella si apparteneva al genere umano, e che la natura gliel’aveva nascosta e sepolta laggiù per modo di burla, volendo provare se la troverebbero e la potrebbero cavar fuori.
Folletto
Che maraviglia? quando non solamente si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro, ma facevano conto che tutte insieme, allato al genere umano, fossero una bagattella. E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo: benché si potevano numerare, anche dentro ai termini della terra, forse tante altre specie, non dico di creature, ma solamente di animali, quanti capi d’uomini vivi: i quali animali, che erano fatti espressamente per coloro uso, non si accorgevano però mai che il mondo si rivoltasse.
Gnomo
Anche le zanzare e le pulci erano fatte per benefizio degli uomini?
Folletto
Sì erano; cioè per esercitarli nella pazienza, come essi dicevano.
Gnomo
In verità che mancava loro occasione di esercitar la pazienza, se non erano le pulci.
Folletto
Ma i porci, secondo Crisippo, erano pezzi di carne apparecchiati dalla natura a posta per le cucine e le dispense degli uomini, e, acciocché non imputridissero, conditi colle anime in vece di sale.
Gnomo
Io credo in contrario che se Crisippo avesse avuto nel cervello un poco di sale in vece dell’anima, non avrebbe immaginato uno sproposito simile.
Folletto
E anche quest’altra è piacevole; che infinite specie di animali non sono state mai viste né conosciute dagli uomini loro padroni; o perché elle vivono in luoghi dove coloro non misero mai piede, o per essere tanto minute che essi in qualsivoglia modo non le arrivavano a scoprire. E di moltissime altre specie non se ne accorsero prima degli ultimi tempi. Il simile si può dire circa al genere delle piante, e a mille altri. Parimente di tratto in tratto, per via de’ loro cannocchiali, si avvedevano di qualche stella o pianeta, che insino allora, per migliaia e migliaia d’anni, non avevano mai saputo che fosse al mondo; e subito lo scrivevano tra le loro masserizie: perché s’immaginavano che le stelle e i pianeti fossero, come dire, moccoli da lanterna piantati lassù nell’alto a uso di far lume alle signorie loro, che la notte avevano gran faccende.
Gnomo
Sicché in tempo di state, quando vedevano cadere di quelle fiammoline che certe notti vengono giù per l’aria, avranno detto che qualche spirito andava smoccolando le stelle per servizio degli uomini.
Folletto
Ma ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre, e il mare, ancorché non abbia più da servire alla navigazione e al traffico, non si vede che si rasciughi.
Gnomo
E le stelle e i pianeti non mancano di nascere e di tramontare, e non hanno preso le gramaglie.
Folletto
E il sole non s’ha intonacato il viso di ruggine; come fece, secondo Virgilio, per la morte di Cesare: della quale io credo ch’ei si pigliasse tanto affanno quanto ne pigliò la statua di Pompeo.

mercoledì 2 gennaio 2013

Sincronicità, due facce della stessa medaglia.


 Prima di parlare della sincronicità è doveroso spiegare cosa sia, e lo farò con un esempio inflazionato ma facile da comprendere. Vi è mai capitato di pensare ad una persona e poco dopo squilla il telefono? Alzate la cornetta e chi c'è dall'altra parte? Proprio quella persona che stavate pensando. Molti di voi potrebbero pensare che si tratti di coincidenza e potrebbe anche esser vero,ma vale la pena approfondire l'argomento e lo farò con l'aiuto,se così si può dire,di due personaggi apparentemente diametralmente opposti come un fisico, nel nostro caso W.Pauli e uno psicologo discepolo di Freud il Sig.Jung.

 Capitò che il signor Pauli un giorno decise di andare dallo psicologo perchè fortemente stressato dai suoi lavori di fisica quantistica e come psicologo scelse proprio Jung,durante una di queste sedute Pauli espresse le sue opinioni riguardo questi eventi per così dire particolari e Jung rivelò che da molto tempo stava lavorando proprio a questi singolari eventi,da li cominciò una singolare collaborazione tra i due che portò alla pubblicazione di due libri sulla sincronicità.




Secondo Jung e Pauli, il fenomeno della sincronicità portava in stretto contatto fisica e psicologia, evidenziando una connessione profonda fra i vari eventi del mondo, non legata a un’azione diretta causale-meccanica.



Pauli diede un contributo notevole alla fisica quantistica con il principio di esclusione di Pauli ( che afferma che due fermioni identici non possono occupare lo stesso stato quantico ),ma da questo principio nacque un problema ancora oggi irrisolto ovvero l' Entaglement ( Intreccio ). In parole facilmente comprensibili, i
l fenomeno dell’entanglement si evidenzia quando due particelle hanno proprietà caratteristiche strettamente correlate (es: due elettroni sullo stesso orbitale con spin opposto). Separando le due particelle a qualunque distanza tra di loro, un’operazione di misura sulla prima particella influenzerà istantaneamente anche l’altra pur trovandosi in situazioni di assoluta impossibilità di interazione. L’influenza della misura sarà istantanea, qualunque sia la distanza, questo implica che l'informazione viaggia ad una velocità superiore alla velocità della luce e non solo in questo caso viene meno anche il principio di indeterminazione di Heisenberg, tale principio postula che quanto maggiore è l'accuratezza nella misurazione della posizione di una particella subatomica, tanto minore è la precisione inerente alla misurazione della velocità e viceversa. Questo potrebbe indicare che tutto esiste al di là dello spazio e del tempo,ovvero che tutto è intrecciato e collegato come le due particelle così anche le persone,che poi altro non sono che un ammasso di particelle. In un universo con dimensioni inespresse come il nostro nulla vieta che possano esistere delle dimensioni in cui le particelle si trovino ad occupare il medesimo spazio e di conseguenza sono sovrapposte in questa dimensione e separate nelle altre,come se guardassimo un oggetto prima su di un piano e poi su un altro (Vedete il triangolo di Penrose per capirci meglio),la teoria dell'universo a 11 dimensioni meglio nota come teoria delle stringhe è una teoria relativamente moderna eppure questi due uomini ne intuirono i meccanismi e le particolarità parecchi anni prima.Da un fisico del calibro di Pauli forse la cosa non stupisce ma pensare che uno psicologo come Jung (nulla da dire sulla sua illustre figura) che non aveva le basi per poter anche solo lontanamente immaginare o intuire una cosa simile, sia arrivato a conclusioni verosimili è davvero affascinante. Lascio a voi ogni possibile interpretazione,resta comunque la sottile idea che molto probabilmente psiche e natura ( psicologia e fisica) possano essere soltanto due facce della stessa medaglia o soltanto due punti di vista diversi per descrivere la medesima realtà.

Consiglio questo articolo per gli increduli:

http://astronomicamens.wordpress.com/2012/10/29/un-esperimento-di-entanglement-quantistico-per-lo-studio-dello-spaziotempo/