- Questa è una delle "Operette Morali" di Leopardi,narra di un ipotetico dialogo in un ambientazione post-apocalittica tra uno gnomo ed un folletto. Entrambi concordano sul fatto che l'uomo non sia il centro dell'universo e che «la terra non sente che le manchi nulla», così la natura perpetua il suo ciclo inesorabilmente: «i fiumi non sono stanchi di correre», dice il Folletto e «i pianeti non mancano di nascere e di tramontare», prosegue lo Gnomo.
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- L'uomo da sempre ha maturato un idea antropocentrica,l'uomo al centro di tutto e ogni cosa in funzione dell'uomo. Ma in un mondo senza uomo si nota immediatamente che il tempo continua il suo corso e con lui ogni cosa racchiusa in esso e che ne è influenzata,così le stelle muoiono e nascono e i fiumi continuano il loro corso con o senza uomo. I maiali che secondo Crisippo erano fatti per essere uccisi dall'uomo per ricavarne carne,paradossalmente continuano la loro vita,da questo si deduce che la concezione di Crisippo era errata e che non era questa la loro funzione. Il passo successivo è capire quindi se ogni cosa ha uno scopo o una funzione da esplicare oppure no. Penso che non tutto abbia uno scopo e una funzione,il mondo gira anche se noi non lo sappiamo e le cose avvengono anche se noi non lo vogliamo,il nostro pensiero e la nostra funzione è irrilevante ai fini del mondo ma importante in un ottica più circoscritta come la famiglia o la società. A questo punto quello che prima non aveva funzione o significato adesso lo ha,un uomo è insignificante se visto dalla luna ma man mano che ci si avvicina acquista valore e significato,conferitogli dai suoi simili. Al giorno d'oggi però ci sono persone che hanno un valore troppo alto per quello che poi oggettivamente fanno,e questo perchè alcune scale dei valori sono cambiate e altri valori sono intoccabili anche se sbagliati. Le grandi persone sono quelle che sanno pensare bene e che hanno la forza e la capacità di trasformare il loro pensiero in atto,in altre parole di concretizzare il loro pensiero,di essere retti e coerenti e di essere retti,una rettitudine data dall'equilibrio tra quello che si pensa e quello che si mette in pratica. Se prendiamo per vera questa affermazione e la assumiamo come postulato per la rettitudine, è palese trovare persone che godono di grande prestigio e di grande valore ma che poi non lo sono nell'atto pratico,queste persone sono per lo più cariche istituzionali e religiose. Questi valori alterati hanno condizionato la nostra società e il nostro modo di pensare,prendiamo per vera ogni parola che esce dalla loro bocca senza nemmeno prenderci la briga di pensare a quanto detto o quanto fatto,nascondiamo la nostra ignoranza sotto il loro valore acquisito,ma son certo che se dovessimo ricominciare da zero e tutti allo stesso livello,queste persone non avrebbero scampo.
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Folletto - Oh sei tu qua, figliuolo di Sabazio? Dove si va?
- Gnomo
- Mio padre m’ha spedito a raccapezzare che diamine si vadano macchinando questi furfanti degli uomini; perché ne sta con gran sospetto, a causa che da un pezzo in qua non ci danno briga, e in tutto il suo regno non se ne vede uno. Dubita che non gli apparecchino qualche gran cosa contro, se però non fosse tornato in uso il vendere e comperare a pecore, non a oro e argento; o se i popoli civili non si contentassero di polizzine per moneta, come hanno fatto più volte, o di paternostri di vetro, come fanno i barbari; o se pure non fossero state ravvalorate le leggi di Licurgo, che gli pare il meno credibile.
- Folletto
- Voi gli aspettate invan: son tutti morti,
- diceva la chiusa di una tragedia dove morivano tutti i personaggi.
- Gnomo
- Che vuoi tu inferire?
- Folletto
- Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta.
- Gnomo
- Oh cotesto è caso da gazzette. Ma pure fin qui non s’è veduto che ne ragionino.
- Folletto
- Sciocco, non pensi che, morti gli uomini, non si stampano più gazzette?
- Gnomo
- Tu dici il vero. Or come faremo a sapere le nuove del mondo?
- Folletto
- Che nuove? che il sole si è levato o coricato, che fa caldo o freddo, che qua o là è piovuto o nevicato o ha tirato vento? Perché, mancati gli uomini, la fortuna si ha cavato via la benda, e messosi gli occhiali e appiccato la ruota a un arpione, se ne sta colle braccia in croce a sedere, guardando le cose del mondo senza più mettervi le mani; non si trova più regni né imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perché sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l’uno all’altro come uovo a uovo.
- Gnomo
- Né anche si potrà sapere a quanti siamo del mese, perché non si stamperanno più lunari.
- Folletto
- Non sarà gran male, che la luna per questo non fallirà la strada.
- Gnomo
- E i giorni della settimana non avranno più nome.
- Folletto
- Che, hai paura che se tu non li chiami per nome, che non vengano? o forse ti pensi, poiché sono passati, di farli tornare indietro se tu li chiami?
- Gnomo
- E non si potrà tenere il conto degli anni.
- Folletto
- Così ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo; e non misurando l’età passata, ce ne daremo meno affanno, e quando saremo vecchissimi non istaremo aspettando la morte di giorno in giorno.
- Gnomo
- Ma come sono andati a mancare quei monelli?
- Folletto
- Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.
- Gnomo
- A ogni modo, io non mi so dare ad intendere che tutta una specie di animali si possa perdere di pianta, come tu dici.
- Folletto
- Tu che sei maestro in geologia, dovresti sapere che il caso non è nuovo, e che varie qualità di bestie si trovarono anticamente che oggi non si trovano, salvo pochi ossami impietriti. E certo che quelle povere creature non adoperarono niuno di tanti artifizi che, come io ti diceva, hanno usato gli uomini per andare in perdizione.
- Gnomo
- Sia come tu dici. Ben avrei caro che uno o due di quella ciurmaglia risuscitassero, e sapere quello che penserebbero vedendo che le altre cose, benché sia dileguato il genere umano, ancora durano e procedono come prima, dove essi credevano che tutto il mondo fosse fatto e mantenuto per loro soli.
- Folletto
- E non volevano intendere che egli è fatto e mantenuto per li folletti.
- Gnomo
- Tu folleggi veramente, se parli sul sodo.
- Folletto
- Perché? io parlo bene sul sodo.
- Gnomo
- Eh, buffoncello, va via. Chi non sa che il mondo e fatto per gli gnomi?
- Folletto
- Per gli gnomi, che stanno sempre sotterra? Oh questa e la più bella che si possa udire. Che fanno agli gnomi il sole, la luna, l’aria, il mare, le campagne?
- Gnomo
- Che fanno ai folletti le cave d’oro e d’argento, e tutto il corpo della terra fuor che la prima pelle?
- Folletto
- Ben bene, o che facciano o che non facciano, lasciamo stare questa contesa, che io tengo per fermo che anche le lucertole e i moscherini si credano che tutto il mondo sia fatto a posta per uso della loro specie. E però ciascuno si rimanga col suo parere, che niuno glielo caverebbe di capo: e per parte mia ti dico solamente questo, che se non fossi nato folletto, io mi dispererei.
- Gnomo
- Lo stesso accadrebbe a me se non fossi nato Gnomo. Ora io saprei volentieri quel che direbbero gli uomini della loro presunzione, per la quale, tra l’altre cose che facevano a questo e a quello, s’inabissavano le mille braccia sotterra e ci rapivano per forza la roba nostra, dicendo che ella si apparteneva al genere umano, e che la natura gliel’aveva nascosta e sepolta laggiù per modo di burla, volendo provare se la troverebbero e la potrebbero cavar fuori.
- Folletto
- Che maraviglia? quando non solamente si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro, ma facevano conto che tutte insieme, allato al genere umano, fossero una bagattella. E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo: benché si potevano numerare, anche dentro ai termini della terra, forse tante altre specie, non dico di creature, ma solamente di animali, quanti capi d’uomini vivi: i quali animali, che erano fatti espressamente per coloro uso, non si accorgevano però mai che il mondo si rivoltasse.
- Gnomo
- Anche le zanzare e le pulci erano fatte per benefizio degli uomini?
- Folletto
- Sì erano; cioè per esercitarli nella pazienza, come essi dicevano.
- Gnomo
- In verità che mancava loro occasione di esercitar la pazienza, se non erano le pulci.
- Folletto
- Ma i porci, secondo Crisippo, erano pezzi di carne apparecchiati dalla natura a posta per le cucine e le dispense degli uomini, e, acciocché non imputridissero, conditi colle anime in vece di sale.
- Gnomo
- Io credo in contrario che se Crisippo avesse avuto nel cervello un poco di sale in vece dell’anima, non avrebbe immaginato uno sproposito simile.
- Folletto
- E anche quest’altra è piacevole; che infinite specie di animali non sono state mai viste né conosciute dagli uomini loro padroni; o perché elle vivono in luoghi dove coloro non misero mai piede, o per essere tanto minute che essi in qualsivoglia modo non le arrivavano a scoprire. E di moltissime altre specie non se ne accorsero prima degli ultimi tempi. Il simile si può dire circa al genere delle piante, e a mille altri. Parimente di tratto in tratto, per via de’ loro cannocchiali, si avvedevano di qualche stella o pianeta, che insino allora, per migliaia e migliaia d’anni, non avevano mai saputo che fosse al mondo; e subito lo scrivevano tra le loro masserizie: perché s’immaginavano che le stelle e i pianeti fossero, come dire, moccoli da lanterna piantati lassù nell’alto a uso di far lume alle signorie loro, che la notte avevano gran faccende.
- Gnomo
- Sicché in tempo di state, quando vedevano cadere di quelle fiammoline che certe notti vengono giù per l’aria, avranno detto che qualche spirito andava smoccolando le stelle per servizio degli uomini.
- Folletto
- Ma ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre, e il mare, ancorché non abbia più da servire alla navigazione e al traffico, non si vede che si rasciughi.
- Gnomo
- E le stelle e i pianeti non mancano di nascere e di tramontare, e non hanno preso le gramaglie.
- Folletto
- E il sole non s’ha intonacato il viso di ruggine; come fece, secondo Virgilio, per la morte di Cesare: della quale io credo ch’ei si pigliasse tanto affanno quanto ne pigliò la statua di Pompeo.
venerdì 11 gennaio 2013
Dialogo tra un Folletto e uno Gnomo...
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