domenica 30 dicembre 2012

Elogio alla Mente




Ho perso un po' la vista, molto l'udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent'anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.
-- Rita Levi Montalcini --
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/ipse-dixit/frase-80990>


Così diceva una delle menti migliori del nostro secolo che si è spenta oggi (30/12/2012) alla veneranda età di 103 anni. Non parlerò di lei ne dalla sua figura,non perché non sia importante ma perché non ne avrei la conoscenze e anche perché è un argomento inflazionato oggi come non mai; ma prenderò spunto da queste sue magnifiche parole per fare una breve riflessione sulla società contemporanea.

La società moderna è sempre più improntata sulla fisicità e poco sulla sostanza,questo è dovuto anche all'avvento della TV che ha dominato la scena moderna ed è entrata con prepotenza non solo nelle nostre case ma anche nelle nostre teste,involontariamente siamo sempre più condizionati da questa scatola luminosa che incessantemente ci bombarda con immagini di donne svestite e ragazzi a dorso nudo,non voglio fare il moralista,sia chiaro non è questa la mia missione e non nascondo che alle volte certi corpi tolgono davvero il fiato,ma possibile che dopo anni di lotta per i diritti e di crescita culturale e sociale,il risultato finale sia questo scempio? Fatico a crederci ma è proprio così,la società ha dimenticato l'importanza della mente,l'ha chiusa a chiave in qualche scatola e l'ha portata in soffitta,lontana dalla quotidianità. Abbiamo esiliato la mente e lo abbiamo fatto di proposito,le motivazioni sono le più disparate, delle volte la mente (e quindi la coscienza individuale e il pensare) è scomoda,altre volte è ingombrante ed è meglio che non ci sia,in questo modo provandoci e provandovi della mente,la società ha pensato di togliersi un peso,ha creduto,molto ingenuamente,che basando tutto sull'apparire il mondo sarebbe stato più bello. Questo potrebbe essere anche vero,i canoni estetici ellenici e degli antichi greci hanno attraversato la nostra cultura in modo trasversale in molti campi e i loro canoni di bellezza sono ancora validi tutt'oggi,ma se pensate agli antichi greci li ricordate soltanto per la bellezza delle loro statue? Non credo proprio, eppure anche la loro società era pervasa da un forte ideale di bellezza estetica,e quindi dove risiede la differenza tra noi e loro? E' molto semplice,la loro bellezza era solo un contenitore per il bello della mente e dell'animo,la nostra bellezza è vuota e svuotata da ogni tipo piacere interiore e mentale. La nostra società ha tenuto solo il guscio di queste forme perché l'interno è marcito e si è deteriorato,la bellezza fisica è diventata fine a se stessa,senza più alcun tipo di scopo se non quello puramente mediatico e finanziario di vendere e di rincoglionire le persone. Non so se mai la società attuale potrà riprendersi,perché troppo attaccata a questo modo di vivere e "pensare" ma credo che forse con il tempo le cose possano cambiare,non certo da sole ma lavorando,provando a tornare in soffitta,rispolverare la scatola dove abbiamo nascosta la nostra mente,insieme alla coscienza e provare ad aprirla e vedere cosa succede,provare per una sera a spegnere quella maledetta scatola che abbiamo in soggiorno e aprire un bel libro,anche lui probabilmente impolverato perché mai usato,provare ad usare l'immaginazione,provare a leggere a ricavarci un piccolo angolo che è soltanto nostro e diverso da quello degli altri,in questo modo ricostruiremo le coscienze e torneremo ad utilizzare la mente e a dargli il valore che si merita,di primo posto sul podio,prima del corpo,perché noi siamo Mente,non corpo.



Fortunatamente non tutto è perduto e abbiamo grandi esempi di prevalsa della mente sul corpo e i risultati sono visibili a tutti...








Sarà anche seduto su una sedia a rotelle ma lui è tra tutti l'uomo più libero del pianeta,perchè con la mente può fare cose grandiose.

Stephen Hawking


giovedì 27 dicembre 2012

Feynman,un gatto morto quantistico e un lancio di dadi.

R.Feynman ,Nobel 1965
Già immagino la faccia di Ottavia ( la mia ragazza ) nel leggere soltanto il titolo.

Ma cosa c'entra Feynman con un gatto morto e un lancio di dadi?

Andiamo per ordine,inizierò parlando del lavoro più elegante non solo di Feynman ma di tutta la storia della fisica,ovvero la QED (ElettroDinamica Quantistica)

Nel suo libro sulla QED, l’elettrodinamica quantistica ,La strana teoria della luce e della materia, scriveva  “Sto per parlare di una cosa che non capirete. Tranquilli, non mettete via il libro: non la capiscono neppure i miei studenti. E la ragione principale è che non la capisco neanch’io. Siccome noi fisici abbiamo imparato a convivere con questa situazione, potete farlo anche voi. Il mondo subatomico è strano, e le teorie che lo rappresentano non possono essere meno strane. Tuttavia, il problema non è decidere se una teoria è bella, filosoficamente parlando, o facile da capire, o ragionevole. Il problema è vedere se fa predizioni in accordo con i risultati sperimentali.” Dopo questa premessa Feynman inizia la spiegazione della sua teoria rivoluzionaria,non scenderò nei dettagli perché molte cose ho fatto fatica a capirle e perché correrei il rischio di annoiarvi ma porto la vostra attenzione su una cosa magnifica,ovvero che questa teoria può spiegare quasi tutto,o meglio tutto tranne la radioattività e la gravità,teniamo da parte per un momento queste due cose,soprattutto la gravità,vi racconterò qualcosa in un prossimo post, e focalizziamoci su quello che è possibile spiegare. Ho detto che questa teoria spiega quasi tutto quindi con la stessa teoria possiamo spiegare il comportamento della luce e anche il comportamento di elettroni,le interazione tra luce e materia e un sacco di altre cose. Questo significa che molte cose che prima con la fisica classica di Newton e che nemmeno con la  meccanica quantistica generale erano spiegabili ora diventano spiegabi e con una precisione straordinaria,tanto che lo stesso Feynman affermò che se applicassimo la QED per misurare la distanza tra Los Angeles e New York (circa 4000 Km), il calcolo teorico e la misura sperimentale certamente fornirebbero due valori distinti. Ma l’errore sarebbe inferiore allo spessore di un capello umano. In altri termini: teoria e misurazione sono identici fino alle decima cifra decimale (0,000000000x). Questo significa che la QED spiega in maniera assolutamente precisa il comportamento della natura e dei suoi componenti e ci aiuta a capirne meglio il funzionamento, e considerando che rappresenta la realtà con estrema precisione non possiamo ignorarla affatto,soprattutto ora che vi parlerò di Multiverso... Tranquilli non è fantascienza ma è la realtà,per la stessa QED,riassumendo il pensiero dei fisici, l’origine dell’Universo sarebbe scientificamente spiegabile per mezzo delle stesse leggi che lo caratterizzano. La materia nasce dal nulla per mezzo di fluttuazioni quantistiche (Teoria M-Brana) il principio antropico forte sarebbe giustificato dalla teoria del Multiverso. Secondo questa teoria, le dimensioni quantistiche dell’Universo primordiale lo avrebbero reso soggetto al principio di Feynman; in accordo a tale principio, l’Universo avrebbe “contemporaneamente” assunto ogni stato possibile, compreso quello che a noi risulta finemente regolato per il sostentamento della vita. Non si tratta quindi di un miracoloso intervento divino, ma solo di una “configurazione” fra le tante molteplici effettivamente assunte ed espresse. Cioè quella in grado di sostenere la vita di persone abbastanza intelligenti da interrogarsi sulle ragioni del tutto.

Secondo Hawking, quando il “credente” risponde “Dio” alla domanda “chi ha dato origine all’ Universo?”, commette l’errore di spostare semplicemente la domanda di un “gradino”.L’uomo di Scienza porrebbe subito la successiva domanda: “Chi ha dato origine a Dio?”. Questo spiega molte cose che potrebbero sembrare assurde ma sono la realtà dei fatti,proprio perché spiegate con una teoria molto precisa,in pratica come nel gatto di Schrödinger all'apertura della scatola potevamo avere solo uno stato di quel gatto (vivo o morto) così per ogni scelta o evento che ha più risvolti tutti quanti si esprimeranno in universi differenti,quindi se nel nostro universo il gatto risultasse vivo in un altro universo parallelo il gatto sarebbe morto. Questa teoria potrebbe mettere in dubbio le coscienze e la fede di molti uomini ma ci fa anche capire quanto ancora sappiamo poco della fisica e della natura in generale,quanto pensiamo di aver capito tutto ma in realtà della natura abbiamo capito ben poco o quasi nulla ma questo non è un ostacolo anzi è un invito alla ricerca e alla continua scoperta è (citando Feynman) "il piacere di scoprire",il piacere di capire ma anche l'accettare i nostri limiti a capire che il dubbio è insito nella vita e non solo nella natura stessa,ecco perché sono sempre più convinto che "non solo Dio gioca a dadi,ma che a volte ci confonda,lanciandoli dove non li possiamo vedere. 

martedì 25 dicembre 2012

Le Brave Persone

Mi ero ripromesso che oggi,essendo Natale,sarei stato più buono con tutti,poi ho visto un immagine su internet e non sono riuscito a resistermi,dovevo assolutamente pubblicarla.
So che potrebbe sembrare che ho qualcosa contro i cristiani ma vi assicuro che non è così,è solo una coincidenza che ho aperto il mio blog in questo modo.




La foto si commenta da sola e vista in un senso lato non è riferita solo ai cristiani ma a tutti quelli che pensano che basti compiere riti e cerimonie e pregare un dio per poter essere buoni agli occhi della società.

Buon Natale e Buone Feste.


lunedì 24 dicembre 2012

Il testamento di Tito...


IL TESTAMENTO DI TITO (Faber)
Troverete il mio commento a fine testo.

Non avrai altro Dio, all'infuori di me,

spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse, venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te,
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.


Non nominare il nome di Dio,

non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.

Onora il padre. Onora la madre

e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.

Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice "non devi rubare"

e forse io l'ho rispettato
vuotando in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri

cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice "non ammazzare"

se del cielo vuoi essere degno.
guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno.
guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza

e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino
e scordano sempre il perdono.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri,

non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri, già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio

mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.


Una canzone oggi come non mai attuale,vediamo spesso gli sfarzi degli uomini di chiesa e l'ipocrisia che dilaga e regna in quegli ambienti. Oggi mi son chiesto perchè,come è cominciato tutto,anzi come è cominciata la fine della vera fede? Un cardinale,non ricordo il nome,pochi giorni fa su un giornale diceva che non aveva senso essere credenti e non praticanti. Io penso che non sia vero e lo dico da agnostico,credo nella fede delle persone ma soprattutto nella fede libera e se il loro non praticare è motivato io penso che valga la pena anche assecondarlo o quanto meno capirle il motivo,ho formulato un ipotesi e vorrei esporla. Credo che la fede negli ultimi anni sia venuta meno in molte persone,forse perchè troppo impegnate in altro o forse per una sfiducia collettiva non tanto nella divinità quanto nelle istituzione eclesiastiche, sempre più spesso si è visto un divario crescente tra le parole dette da papi cardinali e via dicendo e poi i loro comportamenti irrispettosi e ipocriti,si parla di povertà nelle sacre scritture e di tolleranza e poi abbiamo un papa vestito di ori e preziosi che sputa sentenze contro omosessuali,questa è una netta contraddizione e l'uomo di oggi che dopo molto tempo ha preso coscienza anche della propria fede si sta discostando da tutta questa ipocrisia e da tutta questa perdita di valori,un fedele cosciente e pensante,oggi non puà altro che essere un credente non praticante,perchè praticare e riconoscere un valore a queste istituzioni ipocrite sarebbe come consegnare a queste persone il proprio giudizio critico e le proprie opinioni e diventare anzichè gregge di Dio,pecore scellerate di pastori ipocriti. Molte persone che conoscono si reputano credenti non praticanti proprio per questo motivo,alla fine la fede è un fatto di cuore e non può seguire protocolli o regole se non quelle della propria coscienza e del proprio cuore.

sabato 15 dicembre 2012

Minaccia alla pace... (MI SFOGO)

L'omosessualità è una minaccia alla pace... (Così, per chi non lo sapesse, ha esordito Benedetto XVI)

Le religioni chiuse e ignoranti sono le vere minacce alla pace. Chi si fa promotore di pace solo per antonomasia ma poi nei fatti e nelle parole dimostra un assoluta incoerenza alla radice di tutto. Non è accettabile e soprattutto è disgustoso che una persona come un Papa si possa permettere di dire nel 2012 che i gay sono una minaccia per la pace,quando nel mondo ci sono conflitti armati e guerre portate avanti per ideali per lo più religiosi (basti guardare a Israele e Palestina),e la cosa vergognosa è che nessuno ha mosso una parola per la pace in questo senso. Non accuso il Papa in quanto tale perchè questi sono solo i deliri di un pazzo e pazzi non sono giudicabili,ma critico il popolo cristiano che è gregge di un pastore delirante e pecora alla vista dell'uomo libero. Il popolo cristiano ha una responsabilità e un forte potere e vista la responsabilità si merita anche la colpa,la colpa è quella di non essersi dissociato,di esser stato omertoso come spesso accade ma questa volta più delle altre,un popolo che professa la pace e la "tolleranza" non può fingere di non aver sentito delle bestemmie così grosse come quelle pronunciate da Benedetto XVI,il popolo cristiano ha ascoltato e ancora una volta ha ignorato e come tale si merita la sua parte di colpa. Non nutro alcun tipo di riserva nei confronti dell'umanità,ancor più nei confronti dei cristiani,o almeno di quelli che hanno deciso di staccare la spina della coscienza per adeguarsi al gregge dell'ignoranza, quelli li disprezzo maggiormente e li colloco ad un gradino ancor più basso dei pedofili e dei politici,certo è che avranno una buona compagnia.

domenica 28 ottobre 2012

Il Gatto (in Scatola) di Schrödinger


Proseguo la serie di articoli sulla fisica quantistica parlando del famosissimo paradosso inventato da Erwin Schrödinger nel 1935 per evidenziare le lacune dell’interpretazione classica della meccanica quantistica.
DISCLAIMER: nessun animale è stato maltrattato durante questo esperimento.
Prima di tutto chiariamo subito che l’esperimento in questione è un’esperimento mentale, pensato per mettere in luce i problemi “filosofici” della meccanica quantistica.
Nessuno ha mai messo dei gatti in una scatola.
Uno dei principali meriti della fisica quantistica è stato proprio quello di riuscire a descrivere questi due concetti in modo univoco… e i successi di questa teoria sono sotto gli occhi di tutti (dai transistor alle memorie SD fino gli acceleratori di particelle e alla crittografia quantistica, giusto per dirne alcuni).
Nonostante gli evidenti successi e le ripetute conferme alla teoria, dopo quasi cento anni ci sono ancora grandi dubbi sul senso che bisogna dare all’universo dell’infinitamente piccolo… chi si applica per cercare di capire PERCHÈ la materia si comporta in un certo modo di solito ne esce sconsolato, accontentandosi di capire COME funziona(cosa già piuttosto complessa).
Purtroppo però anche solo limitandoci a capirne il funzionamento prima o poi ci si scontra contro certi esperimenti, come quello del gatto di Schrödinger, che hanno lasciato e continuano a lasciare nel dubbio anche i più esperti fisici al mondo.


- Prendiamo un gatto.
- Prendiamo una scatola d’acciaio.
- Prendiamo un contatore Geiger (uno strumento che misura le radiazioni provenienti dal decadimento di certe particelle).
- Prendiamo una minuscola quantità di sostanza radioattiva (talmente poca che la probabilità che uno dei suoi atomi decada nell’ora successiva è del 50%).
- Prendiamo una fialetta contenente del cianuro.
Mettiamo la sostanza radioattiva nel contatore Geiger, collegandolo ad un martelletto che viene azionato solo nel momento del decadimento di un’atomo della sostanza radioattiva… sotto al martelletto appoggiamo la fialetta di cianuro.
Inseriamo lo strumento mortale insieme al gatto nella scatola d’acciaio, chiudiamola e lasciamola così per un’ora.
A questo punto, se ricadessimo nel 50% dei casi in cui un atomo della sostanza radioattiva decade entro un’ora, il gatto morirebbe avvelenato, altrimenti lo troveremmo vivo.
(Evidentemente la probabilità che un gatto resti in una scatola aspettando il decadimento di un atomo è pari a zero, ma questo è un altro discorso… evidentemente Schrodinger possedeva un cane).
nb: dire che un atomo “decade” significa dire che emette delle radiazioni durante il passaggio da uno stato instabile ad uno più stabile

L’ipotesi

Il sistema che abbiamo creato segue le regole della meccanica quantistica, perché il decadimento nucleare è un processo che avviene a livello microscopico.
Secondo la fisica quantistica (nella sua interpretazione ufficiale, quella chiamata “di Copenaghen“), se NON si osserva esplicitamente il comportamento dell’atomo radioattivo, quest’ultimo si trova in una sovrapposizione di stati: è sia decaduto che non decaduto.
L’atomo quindi resta in una sovrapposizione dei due stati fino all’atto dell’osservazione da parte dello scienziato che causerà il cosiddetto “collasso della funzione d’onda” (detta in breve: solo l’esplicita osservazione del fenomeno renderà coerente lo stato dell’atomo che sarà decaduto oppure no uscendo dalla condizione di sovrapposizione di entrambi gli stati).
n.b.: questo stato di sovrapposizione non è solo una “teoria”, ci sono decine di test sperimentali che mostrano come delle particelle si comportano in un modo spiegabile solo postulando la sovrapposizione tra due stati a diversa probabilità, che diventano uno solo nel momento in cui si cerca di osservarne il comportamento.

 l’interferenza della particella/onda viene distrutta dal tentativo di localizzare e quindi “osservare” la particella, ma senza alcuna osservazione l’atomo rimane in una sovrapposizione di stati, è quindi è allo stesso tempo in una e nell’altra fenditura, delocalizzato.
Le particelle subatomiche esistono quindi in più stati contemporaneamente, sono pura potenzialità: sono una “sovrapposizione”, o somma, di tutte le probabilità. Il ruolo dello scienziato, che osserva la particella e cerca di misurarla, sembra quindi influenzarla perchè rende reale qualcosa che prima era solo unapossibilità o una somma di probabilità.
Come già detto, questo incredibile comportamento è quello attualmente accettato e confermato dai fatti: funziona perfettamente in tutti gli esperimenti e ha permesso di realizzare tecnologie che usiamo tutti come ad esempio le memorie SD delle fotocamere (che usano l’effetto tunnel).
Lo stato della particella infatti, pur essendo in una sovrapposizione di stati poco comprensibile rispetto al consueto modo di vedere il mondo, è matematicamente rappresentabile e calcolabile nel tempo seguendo le equazioni di Schrodinger (sì, sempre lui), facendo uso della notazione di Dirac (non proseguiamo oltre ma se volete approfondire partite da wikipedia).
Tutto questo è incredibilmente controintuitivo e causa paradossidifficilmente spiegabili come quello del gatto di Schrodinger.

Ma il gatto?

Così come nell’esperimento delle due fenditure, l’atomo radioattivo nella scatola è contemporaneamente in due stati: decaduto e non decaduto. Quindi, dice Schrodinger, anche il contatore Geiger sarà in due stati: attivato e non attivato. Così anche la fialetta di cianuro è quindi contemporaneamente rotta e integra e infine possiamo dire che il gatto è  sia vivo che morto.
Tutto questo solo fino all’osservazione e all’apertura della scatola!
Secondo la teoria quantistica ortodossa infatti una volta aperta la scatola e osservato il sistema sia l’atomo che il martelletto e di conseguenza il gatto assumerebbero uno stato unico e coerente.
Qui nasce il paradosso, perchè ovviamente Schrodinger non sosteneva la possibilità che un gatto potesse essere vivo o morto, ma voleva dimostrare che la sovrapposizione degli stati postulata dalla meccanica quantistica non è una soluzione accettabile, non è come funziona davvero la realtà.
Da qui le famose battute sul gatto di Schrodinger sia vivo che morto, sentite in molti libri, film e programmi TV (beh, almeno in quelli che leggo io).

La domanda

Davvero un sistema quantistico può restare in uno stato  “matematicamente definibile” ma “oggettivamente indefinito”?
Se sì, allora anche i martelletti, i gatti e gli uomini possono finire in certi stati fisici non definiti o definiti solo come somma di probabilità?
Oggettivamente, non è possibile.
Allora in quale punto della catena bisogna smettere di parlare della sovrapposizione degli stati e iniziare a ragionare come se fossimo fuori dal mondo quantistico? C’è un limite dimensionale? Un limite mentale?
In definitiva la domanda è: esiste una separazione tra regime quantistico e regime classico?
Se esiste, come sembra dimostrare il paradosso di Schrodinger, cosa separa il mondo quantistico da quello classico?
A questa domanda non c’è ancora una risposta definitiva.
Non è chiaro dove si debba porre il confine tra mondo quantistico e mondo classico, nè perchè esso esista… il collasso della funzione d’onda è un postulato.

La bellezza e la cosa affascinante di tutto questo è che queste cose a livello atomi e sub-atomico accadono di continuo,siamo circondati ma particelle che interagiscono con se stesse e da queste interazioni il risultato sarà una mera probabilità che un dato evento possa accadere o meno.
Più studio la fisica e la natura in generale e più mi accorgo di quanto la conoscenza umana in merito a molte cose sia molto limitata,la fisica quantistica è assai difficile da comprendere perchè bisogna uscire da alcuni schemi logici per poter capire il comportamento degli atomi e delle particelle.Ora una delle altre grosse domande è capire qual'è il limite di demarcazione tra fisica quantistica e fisica classica,quando una particella è abbastanza grande da non rispettare più le leggi della meccanica quantistica?



mercoledì 22 agosto 2012

Fotografia che Passione.

Da parecchi anni mi dedico alla fotografia e nell'ultimo periodo in maniera piuttosto intensiva e quasi maniacale. Vorrei proporvi le mie pagine così da poter condividere con voi i miei scatti e ricevere le vostre critiche e i vostri commenti. Grazie.

https://www.facebook.com/SimoneMonguzziPhotographer (Pagina Facebook)

http://www.flickr.com/photos/simone_monguzzi_photographer/ (Profilo Flickr)

martedì 3 luglio 2012

Richard Feynman - Si può essere monoteisti nel multiverso?


Questo articolo non è mio,per quanto ne capisca di fisica ma non fino a questi livelli più sottili,ma vi consiglio di leggerlo perchè prescinde da ogni conoscenza in materia.

Richard Feynman (nella foto) è stato uno dei più grandi fisici del secolo scorso. Premio Nobel nel 1965, fu un talento precocissimo e autodidatta in matematica. Era anche un uomo spiritoso.
Nel suo libro sulla QED, l’elettrodinamica quantistica (La strana teoria della luce e della materia, Adelphi, 1989) scriveva (riassumo il senso): “Sto per parlare di una cosa che non capirete. Tranquilli, non mettete via il libro: non la capiscono neppure i miei studenti. E la ragione principale è che non la capisco neanch’io. Siccome noi fisici abbiamo imparato a convivere con questa situazione, potete farlo anche voi. Il mondo subatomico è strano, e le teorie che lo rappresentano non possono essere meno strane. Tuttavia, il problema non è decidere se una teoria è bella, filosoficamente parlando, o facile da capire, o ragionevole. Il problema è vedere se fa predizioni in accordo con i risultati sperimentali.”
Dopodiché, spiegava cose intricate (l’analisi probabilistica della QED) senza, apparentemente, far nulla per renderle più comprensibili. Poi, però, forniva un esempio: supponendo di applicare tutto l’ambaradam quantistico alla misura della distanza tra Los Angeles e Nuova York (un po’ meno di 4000 Km), il calcolo teorico e la misura sperimentale certamente fornirebbero due valori distinti. Ma l’errore sarebbe inferiore allo spessore di un capello umano. In altri termini: teoria ed esperimento (quantistico) collimano fino alla decima cifra decimale.
Che Feynman capisse benissimo ciò di cui parlava è del tutto ovvio. Ma il messaggio è che la QED può anche essere incomprensibile ai più, o perfino sgradevole, ma se rappresenta la realtà con impressionante precisione, non si può ignorarla solo perché non la si capisce o descrive un mondo repellente ai nostri sensi.
La cosmologia moderna raccoglie sempre più indizi sulla possibile esistenza di una infinità di universi. La “creazione”, cioè il big bang, potrebbe non essere un evento unico e irripetibile, ma cosa ordinaria che si ripete costantemente in qualche punto del multiverso, dando luogo ad un nuovo universo, che risponde a leggi fisiche diverse dalle nostre.
Di questi infiniti universi, molti sono vuoti. Altri fatti di “nulla”: gas ed energia. Altri sono identici al nostro. Qualcuno ha calcolato che solo nel “nostro” universo (cioè la nostra bolla di Hubble) dovrebbero essere presenti 10 elevato alla potenza ventesima (100.000.000.000.000.000.000, cento milioni di milioni di miliardi) pianeti simili alla Terra.  La probabilità che esistano infinite copie di ciascuno di noi stessi è maggiore di zero.  Sono immaginabili forme di intelligenza non biologiche, fondate su elementi che non siano il carbonio (sulla Terra si sono scoperti batteri che si alimentano di silicio; altri “mangiano” mercurio). Che cosa si potrebbe sapere, o ipotizzare, delle loro “filosofie”, credenze, etiche? La vita biologica stessa potrebbe avere avuto origine, sul nostro pianeta, non nei mari, ma sotto terra, a grandissima profondità, pressione e temperature.
Intere filosofie (peraltro ancora seriosamente insegnate nelle nostre università), e le maggiori religioni monoteistiche occidentali, sono state fondate sul credo che l’universo sia unico, che sia stato creato per permettere all’Uomo di abitarlo e signoreggiarlo. La creazione è raccontata come un evento, a sua volta, unico ed irrepetibile. La vita terrena, nel Cristianesimo, ad esempio, viene considerata una parentesi avente per scopo principale quello di sottoporci a innumerevoli prove in vista di una vita futura.
Uno dei problemi dei monoteismi moderni ha la medesima origine per tutte le religioni monoteistiche i cui testi sono stati scritti nell’antichità (Bibbia) o comunque in tempi bui, come il Corano. Sono testi il cui impianto complessivo non supera il vaglio di una mente moderna. Contengono un messaggio etico, uno morale, dettano norme socio-politiche e costruiscono una filosofia che tenta di “spiegare” il mondo fisico. Sono, tutti quanti questi testi, una sorta di Teoria del Tutto avanti lettera. Essi vengono comunque difesi strenuamente, mutandone, quando possibile, l’interpretazione. Oltre all’ovvio interesse terreno di preservare l’organizzazione del suo clero, c’è da domandarsi perché si cerchi di salvare “il messaggio” nella sua interezza, anzichè abbandonare quelle parti che sono in tutta evidenza indifendibili.
La ragione è che incrinare una parte del messaggio spesso significa dover rassegnarsi a distruggere altre parti essenziali alla sopravvivenza del Credo. Pensiamo al concetto cristiano di peccato dell’umanità. In assenza di una creazione, non c’è una creatura da collocare nel Paradiso (sia pure interpretato in senso mitico), e da scacciare perché commette peccato. Che questa sia una idea filosoficamente repellente, poco importa. Tuttavia è funzionale al Credo: giustifica e rende necessario un Dio che si faccia uomo e che si faccia crocifiggere per redimere l’umanità. Se il “peccato” non esistesse, il Cristianesimo perderebbe il suo “scopo” sociale più prezioso: la Redenzione dell’Umanità, e la promessa di vita eterna.
Pensiamo al Dio del Vecchio, ma anche a quello del Nuovo Testamento: è un Dio, si afferma, di misericordia. Ma crea l’uomo e gli permette di diventare un peccatore. Lo espelle dal Paradiso e lo condanna ad una vita di stenti e di miserie.  E, cosa filosoficamente ancor più inaccettabile, tollera la presenza del Male nel mondo. Non solo di quello compiuto coscientemente, per libera scelta, dall’uomo sull’uomo. Ma anche di quello indifferenziato, indifferente, ineluttabile per troppi esseri umani innocenti: malattie, fame, miseria. Questo è un Dio terribile, non di misericordia. Giudica e condanna a pene infinite la sua creatura, quella che, vogliono farti credere, Egli ama, avendola creata a Sua immagine e somiglianza.
Che immagine di Dio ci formeremmo se, invece di una sola Umanità, ve ne fossero molte o infinite, e tutte egualmente condannate alla sofferenza e al male? Crederemmo che per ciascuna è stato necessario, è e sarà necessario in futuro il suo Cristo crocefisso per la propria Redenzione?
Mario Giardini


QUESTO ARTICOLO LO TROVATE SU :


Se l'articolo vi è piaciuto vi consiglio di leggere IL GRANDE DISEGNO di Stephen Hawking. Edito da Mondadori.

sabato 30 giugno 2012

La ranza del nonno...

E' un attrezzo che mi ha sempre affascinato sin da piccolo,un pò perchè sono sempre stato affascinato dalle tradizioni contadine che piano piano stanno cadendo in disuso,un pò anche perchè la associo a mio nonno,un nonno che non ho mai conosciuto un eroe nella mia fantasia,un eroe comune come tanti in quel periodo,il nonno che di giorno lavora alla Falck di Dongo e una volta al mese quando calava il sole e la luna in cielo era piena,indossava la sua briccola e diventava uno spallone ( Anche se preferisco chiamarlo SFRUSADUU, che de riva da de sfroos,ovvero che vanno di nascosto),contrabbandava sigarette e dadi di pollo,qualcosa di innocente insomma nulla a che vedere con i contrabbandieri di oggi. Mia mamma mi racconta spesso di quando andavano nei campi in estate a raccogliere il fieno e mi piace immaginare mio nonno in mezzo ad un campo che impugna la sua ranza e falcia l'erba,alla cinta ha un "cudee" (scusatemi ma i termini italiani di certi attrezzi non li conosco),un corno di bue cavo che conteneva la "cuèt" una pietra che si usava per affilare la lama della ranza. Me lo immagino ancora così mio nonno,immerso nel verde delle valli comasche che canta e taglia l'erba e di notte quando c'è la luna piena si incammina sulla strada dei contrabbandieri verso la svizzera con la sua briccola piena di speranze,come la speranza di riuscire a tornare a casa...

Qualche volta mi capita ancora di tagliare il prato con la ranza e almeno per me è una cosa bellissima,sentire il profumo dell'erba il silenzio della natura che ti parla e la coscienza di conoscere ogni passo del mio giardino,ogni singolo sasso ogni pianta,so chi è,conosco la sua storia. E' una sensazione indescrivibile quella di unire la fatica della falciatura con la meraviglia di trovarsi a stretto contatto con la natura. E forse questo è quello che mi è rimasto di mio nonno è rimasto dentro e ho paura che prima o poi tutto questo possa scomparire,tempo che certe tradizioni ma anche soltanto certi modi di pensare e di intendere la natura possano scomparire,sormontati dagli impegni quotidiani e dalla tecnologia onnipresente in ogni secondo della vita. Per me la falciatura del prato è un momento terapeutico più di qualsiasi altra medicina... spero davvero che possiate intendere e capire quello che cerco di spiegarvi,perchè certe sensazioni sono davvero difficili da scrivere bisogna per forza viverle.

giovedì 14 giugno 2012

Se questa non è omofobia...

PONTIFEX il giornale online di stampo cattolico osservante intitola così..."OMOSESSUALE GUARITO: UN ALTRO EX GAY FA “COMING OUT”. L’OMOSESSUALITÀ NON È GENETICA, NE SONO USCITO".
Davanti a questo titolo resto perplesso,omosessuale guarito?
Si guarisce da una malattia,quindi la chiesa reputa l'omosessualità una malattia?
Scettico vado cercare sul sito della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e noto con piacere che non è annoverata ne tra le malattie ne tra i disturbi della personalità, questa voce è stata cancellata negli anni 80 in quanto l'omosessualità non è una malattia.
Non contento mi reco sul sito della ASA (American Psychiatric Association) e più in particolare cerco DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella clinica che nella ricerca, e anche qui non trovo nulla che attesti che l'omosessualità possa essere una malattia o un disturbo del comportamento.

Detto questo ho fatto alcune riflessioni:
Visto che nessun studio dimostra che l'omosessualità sia una malattia,significa che non lo è.
Questo giornale quindi dice il falso,e non solo,asserendo che si possa guarire da una cosa che malattia non è,l'unica cosa che si dimostra è che è una cosa del tutto naturale e normale.
E' paradossale anche il solo pensare che una cosa normale sia una malattia,sarebbe come dimostrare che tutti quelli a cui piace il gelato al gusto pistacchio sono malati solo perchè a me il pistacchio non piace e reputo malata quella persona a cui piace.
Ed ecco che arriva la xenofobia,la paura del diverso e nello specifico l' omofobia che purtroppo in italia non è un reato,ma potrebbe essere una malattia,una malattia molto particolare perchè nella sua forma più grave uccide solo chi ne è immune,quindi pensando alle peggiori delle ipotesi per vivere in un mondo "sano" (sto sforzandomi di pensare come colui che ha scritto questo articolo delirante) ,dovremmo essere tutti portatori sani di omofobia,per non essere uccisi... che malattia bizzarra...

Tirando le fila di questo delirio su un articolo ancor più delirante,ricordo a tutti i cattolici osservanti e non che essere omosessuali non è una malattia,non ci si cura e non ci si guarisce,la vera malattia è il non accettare le persone diverse,qualsiasi esse siano...

E vorrei rivolgermi anche a chi scrive certe idiozie dall'astenersi perchè purtroppo o per fortuna la gente legge e leggendo questo articolo capisce che essere diversi significa essere malati ma così non è. In oltre vorrei anche dire a chi governa la chiesa dai preti di paese al papa che dovrebbero essere loro a dare l'esempio, che tanto professano l'amore e la fratellanza, ma io in queste affermazioni ne vedo poco sia di amore che di fratellanza e anche il loro silenzio davanti a questi fatti e affermazioni dimostra unicamente la loro totale approvazione della omofobia e dei suoi gesti fino a quelli più duri e disdicevoli,in questo caso più che mai il silenzio è assenso...

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sabato 9 giugno 2012

CROCE ROSSA REGALASI



Se il precedente schema era inaccettabile, quest’ultimo sembra frutto di una follia! In nome di un “riordino”, demolirebbe irreversibilmente la nostra Croce Rossa con la dismissione del suo enorme patrimonio ed il licenziamento di un consistente numero di dipendenti, sia civili che militari! La privatizzazione avverrebbe per fasi … forse per dar tempo a tutti coloro che la amano e che la sentono un po’ propria, di mandare giù questo boccone amaro. Il processo inizierebbe all’inizio del 2014 per terminare a fine 2016, anche se la dismissione di parte del patrimonio della Croce Rossa avverrebbe dal momento successivo, l’approvazione del decreto è ora in esame presso il Ministero della Salute, della Difesa, dell’Economia e Finanza. La bozza di decreto prevede che da una Croce Rossa se ne formino due: una pubblica ed una privata! Quella pubblica avrebbe la funzione di supporto tecnico-logistico a quella privata, attraverso la concessione in uso completamente gratuito di personale, beni mobili ed immobili. Quella privata, invece, introiterebbe le somme derivanti dai servizi svolti mediante le strutture anzidette. Chissà cosa ne pensa la crocerossina Monti, moglie del più noto Presidente del Consiglio Mario Monti, di questa bozza di decreto! Magari ce lo farà sapere scrivendo al tuo blog.
Il malessere degli appartenenti alla CRI è tangibile, e nemmeno il codice etico predisposto ad hoc dall’Amministrazione per tappare la bocca a coloro che vi operano, riuscirà ad impedirne la manifestazione.
I bilanci degli anni dal 2005 al 2011 della Croce Rossa riportano una serie di dati incomprensibili, che solo un bilancio analitico potrebbe tradurre. Perché la CRI non pubblica i bilanci analitici, come previsto dalla normativa vigente? Fra le motivazioni per la privatizzazione, vi è il risanamento dei debiti, fra cui quello verso SI.S.E. (società di totale proprietà della CRI). Leggendo tra le righe della relazione tecnica, nella parte che ne riguarda la scandalosa questione, si mette in evidenza l’urgenza di pagare alla SI.S.E. un decreto ingiuntivo reso esecutivo, come se la CRI non avesse il potere di sospendere un’azione da sé stessa messa in atto in qualità di proprietaria; senza tener conto che il debito verso la SI.S.E. per servizi che la stessa ha svolto per conto della CRI in favore della Regione Sicilia, potrà essere compensato quando la medesima Regione corrisponderà alla CRI somme equivalenti!
Come si fa a far capire a chi vuole la privatizzazione che la CRI siamo tutti noi! Non si può privatizzare un bene comune, di tutti i cittadini, dei suoi dipendenti e dei suoi volontari, che giorno dopo giorno prestano la loro opera in ogni Comune d’Italia a beneficio dei più bisognosi! Di lavoro la CRI ne ha parecchio, soprattutto in questo particolare periodo storico, dove guerre e calamità naturali sono all’ordine del giorno! Sentirsi parte di questa realtà fa sentire i cittadini meno soli e più al sicuro!
Se il Governo vuol tenere in vita la Croce Rossa deve farla restare pubblica. Invece di una privatizzazione con la finalità di “diminuire” il contributo pubblico, potrebbe darle delle deleghe. Sapere in maniera chiara i servizi che la Croce Rossa dovrebbe svolgere in esclusiva e per quale compenso, sarebbe un passo avanti verso la trasparenza nella gestione di questo Ente pubblico, il cui controllo oggi risulta difficile. Per far funzionare la CRI e ridurre il contributo pubblico, non serve privatizzarla, basterebbe una gestione economico/finanziaria oculata e partecipata, bilanci trasparenti, tesoreria unica, messa a reddito di tutto il patrimonio immobiliare non utilizzato per compiti istituzionali, soppressione di figure apicali quali ad esempio quelle dei capi dipartimento! Basterebbe poco, basterebbe volerlo! Loro non si arrenderanno mai, ma gli converrebbe farlo, noi neppure!"


E IO PAGO.




martedì 5 giugno 2012

S.O.S RICCIO

Quando ero bambino il mio giardino di notte si riempiva di una miriade di creature alle quali non sapevo dare una forma esatta ma sapevo riconoscerle tutte dal rumore,grilli,cicale,grilli talpa,civette... ma l'animale che da sempre suscitava in me una forma di rispetto e di fasciano era il riccio.
Se stavo ben attento lo sentivo arrivare,si sentiva il rumore che fa quando annusa l'aria a caccia di prede,solitamente qualche invertebrato o qualche piccolo rospo.
Con il passare del tempo la popolazione dei ricci,e non solo quelli,è andata scemando fino quasi ad essere del tutto assente,la costruzione di nuove abitazioni e strade e la riduzione del verde pubblico ha diminuito drasticamente il numero di questi animali da aggiungersi anche all'utilizzo intensivo di diserbanti e insetticidi nelle colture e nelle piantagioni di mais e grano turco.
Molti ricci poi vengono uccisi dalle auto che sbadatamente li schiacciano e non è raro trovarli senza vita sul ciglio della strada.
Insomma questo animale che dal periodo Cretaceo fino ad oggi è riuscito a sopravvivere ed a adattarsi ,ora si trova in grossa difficoltà,non sto dicendo che è arrischio di estinzione perché è a rischio minimo di estinzione però già solo il fatto che diventa sempre più raro vederlo è un campanello d'allarme.
Di seguito riporto alcune indicazione datemi da un carissimo amico veterinario sugli errori più grossi da evitare nel caso in cui ci trovassimo nell'occasione di dover soccorrere un riccio ferito o in difficoltà.


Non improvvisare cure fai-da-te

  • non somministrare alcun farmaco o prodotto, compresi gli antipulci.
  • consultare sempre persone esperte che potranno consigliare le azioni più adatte in relazione alle condizioni dei ricci.
  • se il riccio è ferito non rimandare la visita veterinaria, che in questi casi è indispensabile e urgente!

Prima di nutrire un riccio

  • capire se è già svezzato o ancora lattante.
  • scaldarlo mettendo nel contenitore in cui è sistemato una borsa dell'acqua calda o una bottiglia piena di acqua calda avvolta in un panno o in più giri di carta da cucina; la fonte di calore non deve occupare tutto il contenitore perché il riccio deve potersene allontanare se ha troppo caldo, e il panno in cui è avvolta non deve avere sfilacci, pericolosissimi per le zampe dei ricci.
  • valutare insieme a un veterinario se ha o può avere fratture o traumi interni (è il caso di un riccio incidentato o morso da altri animali)

Non dare al riccio cibi inadatti o in dosi eccessive

  • mai dare al riccio latte, derivati del latte e tutti i prodotti che contengono lattosio, mandorle e nocciole, carne di maiale e salumi, dolci, farinacei (pasta, pane, biscotti, ecc.), alimenti ricchi di amido (patate, riso, castagne, ecc.), alcolici, succhi di frutta e altre bibite.
  • ai giovani ricci già svezzati, fino a 200 grammi di peso corporeo, dare circa 1/4 del loro peso in carne più poca frutta e pochi croccantini come contorno.
  • ai ricci oltre i 200 gr di peso corporeo dare al massimo 50 gr al giorno di carne più poca frutta e pochi croccantini come contorno.
  • ricorda che l'obesità compromette gravemente la salute del riccio e il suo reinserimento in natura

Non lavarlo

  • è sbagliato alterare l'odore di un selvatico.
  • si rischia solo di fargli prendere freddo.

Non spostare un riccio lontano dalla zona del ritrovamento a meno che non sia evidentemente malato, ferito, coperto da zecche e mosche

  • spostando un riccio si rischia di allontanare una mamma dai suoi piccoli.
  • eventualmente si può decidere di spostare un riccio che si trova in situazioni precarie una volta verificato che sia un maschio.

Non sottovalutare la capacità di fuga di un riccio

  • se il riccio deve essere momentaneamente trattenuto sistemalo in un contenitore a prova di fuga: vanno bene gabbie con sbarre in filo metallico rigido, trasportini per gatti, scatole in plastica con bordi lisci alti almeno 50 cm.
  • scatole più basse possono essere usate per il trasporto, ma vanno chiuse con un coperchio forato ben fermato con corda o scotch.
  • scatole in cartone possono essere usate solo temporaneamente perché il riccio può bucarle in poche ore.

Se si prelevano più ricci, non tenerli tutti insieme

  • la separazione serve per evitare lotte, controllare chi mangia, osservare il comportamento e valutare le feci di ognuno... e per evitare gravidanze e nascite in cattività, molto rischiose per i piccoli!

Evitare che il riccio corra pericoli mentre lo tratteniamo temporaneamente

  • non utilizzare gabbie e recinti in rete perché le maglie, grandi o piccole, sono pericolose per i ricci.
  • se lo si fa camminare, chiudere buchi e fessure in cui può infilarsi e pulire il pavimento da eventuali fili o capelli, pericolosissimi per le zampe del riccio.
  • assicurarsi che non possa cadere dall'alto, da scale o balconi.
  • tenere lontani dal riccio gli animali domestici.
  • proteggere il contenitore con zanzariere in estate per evitare che le mosche depongano uova nel cibo o addosso al riccio.
Il riccio europeo (Erinaceus europaeus) è un animale selvatico protetto da diverse leggi: non può essere cacciato, non può essere spostato o trattenuto senza motivo e non può essere trasformato in un animale da compagnia.


Foto scatta nel giardino di casa mia.

domenica 20 maggio 2012

Parliamo di Johnny Cash...


Parliamo di Johnny Cash


Cresciuto in Arkansas, dopo aver trascorso quattro anni nell'esercito tento' la fortuna a Memphis: con Perkins, Lewis e Presley formo` il quartetto di star della Sun ai primordi del rock and roll. Affiancato dal chitarrista Luther Perkins e dal bassista Marshall Grant, Cash registro` ballate fluenti e cadenzate come Folsom Prison Blues , nota anche comeUnderstand Your Man, e I Walk The Line.Ma Cash trovo` la sua vera vocazione a Nashville, dove fuse (come tanti altri) country, pop e rock, eccellendo con il rockabilly Get Rhythm e l'hillbilly Rock Island Line. With His Hot and Blue Guitar e` l'album di quella stagione, che contiene i singoli e la sua versione di The Wreck Of The Old 97. Fluente, melodico, drammatico, capace di avvolgere le sue storie in atmosfere eroiche, in quel periodo diede alcuni intensi sermoni laici di profonda moralita', come Jack Clement's Ballad Of The Teenage Queen , Guess Things Happen That Way , Don't Take Your Guns To Town.
Trasferitosi nella zona di Los Angeles, alcolizzato e drogato, Cash si trasformo` in folksinger impegnato ma senza riuscire a conquistare i cuori dei giovani. Uscirono album sempre piu` mediocri come Fabulous, Hymns ,Songs Of Our Soil, Now There Was a Song, Ride This Train , che e` uno dei meno peggio, una storia degli USA attraverso le "train songs", Sound of Johnny Cash, Blood Sweat And Tears, etc. A risollevarne le sorti fu l'hit Rings Of Fire , scritto da June Carter. Cash si era trasferito al Greenwich Village e aveva tentato di entrare a far parte della nuova generazione di cantautori, ma senza grande successo. Gli album Ring of Fire, Bitter Tears, Sings The Ballads Of The True West,Ballads of the True West,Everybody Loves a Nut ,Happiness Is You, decretarono in realta` una progressiva discesa nell'inferno della tossico-dipendenza, da cui si risollevo` soltanto nel 1967. June Carter lo ripuli`, sposo` e converti` alla religione.
Cash divenne cosi` un banale cantante country (Long-Legged Guitar Pickin' Man, 1967;Daddy Sang Bass, 1968; A Boy Named Sue, 1969, scritta da Shel Silverstein e nota anche come The Man in Black; Sunday Morning Coming Down, 1970; Flesh and Blood, 1970). Conservo` un minimo di dignita` grazie ai concerti nelle carceri, che fornirono materiale per album di grande successo popolare comeFolsom Prison (1968) e San Quentin (1969). Mentre proseguiva le sue campagne religiose con la moglie, Cash raccoglieva anche qualche successo nelle classifiche del country come A Thing Called Love e One Piece at a Time (1976), ma gli album del periodo, come A Man in Black , A Thing Called Love , America , hanno poco da farsi invidiare.
Nel 1982 Cash formo` i Survivors con Carl Perkins e Jerry Lee Lewis. Dal 1985 al 1995 registro` dischi con Willie Nelson, Kris Kristofferson, e Waylon Jennings:Highwayman ,Highwayman 2 , The Road Goes On Forever (Liberty, 1995).
La sua carriera solista, che aveva preso una direzione piu` seria con Water from the Wells of Home  e The Mystery of Life , sfocio` negli American Recordings (American, 1994) per sole voce e chitarra acustica.
Il 15 maggio 2003, all'età di 73 anni, muore la moglie June. Nel settembre dello stesso anno Cash viene ricoverato nel Baptist Hospital di Nashville per complicazioni diabetiche, e vi muore il 12 settembre. Viene sepolto accanto alla moglie nel cimitero Hendersonville Memory Gardens a Hendersonville nel Tennessee.




venerdì 18 maggio 2012

Cronache di Biassono...

Quella di Biassono è la giunta dei buffoni,persone che si dilettano a prendere in giro oltre che loro stessi anche i cittadini.
Non è ammissibile che un paese,a prescindere dalla maggioranza in consiglio,sia costellato di simboli di partito e che un consigliere comunale dica che non è riferibile alla lega in quanto non è di colore verde;verde come i sorci che vedo ogni volta che passeggiando per Biassono incombo in vie dai nomi fantasy e tendenziosi,(Largo Pontida,via dei Celti,giardini padani per non parlare poi di Via Padania, che anche il correttore automatico di word non riconosce proprio perchè la padania non esiste). 
L'unica mossa saggia da parte del sindaco è stata quella della petizione contro il distributore nel parco,ma per il resto non ha mostrato il minimo senso di civiltà e di rispetto nei confronti della cittadinanza tutta.
E' in oltre evidente che la cultura alla maggioranza non piaccia proprio,ci sarebbe da capire se è una questione di controllo mentale delle masse oppure un tentativo di creare una habitat più adatto a loro e alla loro filosofia di partito.


Visto e considerato che molti cittadini non hanno ne tempo,ne voglia di partecipare al consiglio comunale e visto che sarebbe giusto che tutti sappiano quello che viene discusso,ma soprattutto i modi e i termini usati,vorrei sapere,da parte di qualcuno che se ne intende,se è possibile filmare il consiglio e poi pubblicarlo su youtube,considerando che si tiene in un luogo pubblico e che riguarda tutta la cittadinanza...


Grazie.

martedì 15 maggio 2012

Pensee de na Lüseerta...

I pensieri di una Lucertola...
La mia vita sta cambiando,e di conseguenza anche il mio blog.
Sono sempre stato affascinato dalla lucertola,è un animale che nella mia fantasia fa da collegamento tra il mondo reale e il mondo onirico dei sogni e dei desideri ed esprime tutta la voglia che l'uomo ha di assecondarli e raggiungerli.
Non so dirvi perchè  proprio la Lucertola,non penso di esser stato io ad aver scelto lei come animale totem ma penso sia stato l'esatto opposto.Da ragazzino mi divertivo a catturarle, a giocarci insieme e anche a farci ogni sorta di gioco macabro con fili di corda e quant'altro potesse capitarmi tra le mani,è allora che la Lucertola mi ha scelto proprio per farmi provare cosa significa essere senza cosa, il dolore che si prova quando ti viene staccata ,quando una parte di te o delle tue convinzioni vengono perse e abbandonate. Delle volte è una perdita involontaria, c'è sempre nella vita un qualcuno che ti vuole staccare la coda,vuole farti soffrire,chissà poi perchè e vuol farti cadere a terra, vuole strapparti la coda e vedere poi cosa succede. Altre volte la coda va staccata per necessità,non perchè sono gli altri che lo vogliono ma perchè sei tu che te ne vuoi liberare,perchè devi fuggire da qualcosa e allora è meglio che quel qualcosa si avventi sulla tua coda mozzata piuttosto che sul tuo corpo,e questa perdita ti permette di sopravvivere.

Per me la coda simboleggia anche il passato che ci si porta alle spalle, anche se  doloroso e non  sempre facile,delle volte conviene davvero abbandonarlo e non pensarci,dimenticarlo come la lucertola dimentica la coda perduta,lasciarlo a terra e continuare a camminare, ricostruendolo giorno per giorno con nuovi principi e con nuove persone al fianco. Ecco ora io mi trovo in questa situazione, ho da poco perso la coda, mi ritrovo con un passato che mi ha tanto deluso e con la voglia di ricominciare,non è facile vagare senza coda,spesso si perde l'equilibrio e si cade a terra e ci si fa davvero tanto male, ma so che con il tempo la coda ricrescerà più forte,approfittando dell'esperienza passata,dovuta agli errori miei e alle malefatte di altri...devo solo aver pazienza.

Ringrazio la Lucertola di avermi accettato come suo figlio o suo discepolo e la ringrazio ancora una altra volta perchè ora che sto provando cosa significa essere senza coda ,finalmente mi sento perdonato dalle lucertole.Finalmente mi sento una lucertola.

Vorrei citare una delle mie canzoni preferite di uno dei miei artisti preferiti ,Davide van de Sfroos, che riassume meglio quello che sento e che provo e il mio stile di vita,anche lui come me,molto prima di me è stato perdonato delle lucertole e della lucertola ne ha fatto un simbolo della sua musica,parole,suoni e canzoni...



E sarà menga il campaniilE non sarà il campanile
a facch un boecc nella crapa del suuA fare un buco nella testa del sole
l’arcubaleno el borla mea in tèraL’arcobaleno non cade a terra
se se necoorg che l’ha sbaglià i culuuSe non si accorge che ha sbagliato i colori
e sarà menga sta ringhiera rüginE non sarà questa ringhiera ruggine
a fermà il torr quand vurerà scapàA fermare il toro quando vorrà scappare
gnanca sto omm cun’t el badiilNeanche quest’uomo con il badile
e la sua mamm che cambia mai scusàaE sua madre che cambia mai grembiule
quanti zanzar in soel camp di buccQuante zanzare sul campo di bocce
quanti cuveert in soel lecc la noccQuante coperte sul letto la notte
e quanti voolt emm cambià tuajaE quante volte abbiamo cambiato la tovaglia
per un tavul senza invidàaPer un tavolo senza invitati
quanti butegli pièe del saang di stellQuante bottiglie piene del sangue delle stelle
quanti büceer per lassà in giir l’umbrìaQuanti bicchieri per lasciare in giro l’ombra
quanti paròll in soe un tocch de cartaQuante parole su un pezzo di carta
e in soe la lengua dumà un francubullE sulla lingua solo un francobollo
Riid insema de me dona lüseertaRidi insieme a me donna lucertola
lassa che ogni fülmin el se scüurtaLascia che ogni fulmine si accorci
riid insema de me dona luseertaRidi insieme a me donna lucertola
lassa ogni fenestra a buca verta questa noccLascia ogni finestra a bocca aperta questa
El pioev soe chi se moevPiove su chi si muove
el pioev soe chi sta fermuPiove su chi sta fermo
ma taant el tempuraalMa tanto il temporale
ghe l’emm scià in brascL’abbiamo qui in braccio
E sarà mea questu specc de aquaE non sarà questo specchio d’acqua
a daat indréè la tua facia a sees annA ridarti la faccia che avevi a sei anni
la matena la g’ha l’oor in bucaLa mattina ha l’oro in bocca
ma un cactus in di sacòccMa un cactus nelle tasche
e sarà menga questu crucifissE non sarà questo crocifisso
cun tacaa un Cristo cunt el vinavillCon appeso un Cristo con il vinavill
a famm desmett de pregà incrüsciàaA farmi smettere di pregare piegato
denaanz a questo cumudenDavanti a questo comodino
perché ogni cioo faa maa se’l sbogiaPerché ogni chiodo fa male e quando buca
ma anca quaand te la tiren foeMa anche quando te lo estraggono
e quaand el teemp el finiss la bendaE quando il tempo finisce la benda
el taca a duperà’l curlascInizia ad adoperare la mannaia
e te séet menga se l’è culpa del ciooE non sai se è colpa del chiodo
o del martell che l’ha picàaO del martello che l’ha picchiato
e la matena la g’ha l’oor in bucaE la mattina ha l’oro in bocca
però i diamanti i a scundüü in del cüüPerò i diamanti li ha nascosti nel culo
Riid insema de me dona luseertaRidi con me donna lucertola
prega che ogni spada sia de cartaPrega che ogni spada sia di carta
riid inseme de me dona luseertaRidi con me donna lucertola
prega sia per l’unda che la barca questa noccPrega sia per l’onda che per la barca questa
el veent el diis una robaIl vento dice una cosa
la loena na diis un’oltraLa luna ne dice un’altra
ma il coer che ghemm l’è abitüaa aMa il cuore che abbiamo è abituato a nuotare
il coer che ghemm l’è abitüaa a nudàIl cuore che abbiamo è abituato a nuotare
E sarà menga questa polaroidE non sarà questa polaroid
cun soe un facia che s’è sculuridaCon ritratta una faccia che si è scolorita
a scancelà la mann che m’ha tegnüü in brascA cancellare la mano che mi ha tenuto in braccio

Canzone che DVDS dedica al padre,come tutto il resto dell'album Yanez.




lunedì 14 maggio 2012

Vivere o Esistere?


Vivere è la cosa più rara del mondo: i più, esistono solamente...

Così recita un aforisma di Oscar Wilde,ed effettivamente non ha tutti i torti,raramente viviamo,spesso sopravviviamo o peggio ancora non viviamo affatto,esistiamo soltanto,e per molti anche questa è una gran fortuna. Essere vivi è difficile,ma non complicato,basta avere un minimo di forza di volontà,e in questo periodo dovrei averne anche io,ma non è sempre facile trovare la giusta motivazione che ci dia la spinta quotidiana a non mollare,a non farci travolgere dagli eventi a non lasciare che siano le cose a fare il loro corso,certe volte è vero non è possibile interrompere il corso degli eventi ma ci sono delle volte in cui lo è o quanto meno ci si deve provare. Forse sto scrivendo queste cose soprattutto per me stesso,perchè magari rileggendole troverò la forza e la voglia di continuare a lottare,di cambiare quello che non va nella mia vita. Le difficoltà sono all'ordine del giorno,alcune sono solo piccoli ostacoli facili da superare,altri ci sembrano mura ciclopiche,gigantesche barriere che ci scoraggiano e che ci fanno perdere la voglia di continuare a lottare,ci precludono la vista dell'obbiettivo che abbiamo in mente,ma non c'è soddisfazione migliore di quella che si prova quando si riesce a superarle,da soli, o con l'aiuto di qualcuno di speciale,un amico,una compagna o un compagno. Non c'è cosa più bella di vedere queste mura alle nostre spalle e pensare, "c'è l'ho fatta". Le difficoltà fanno parte della vita e ci aiutano ad apprezzarla fino in fondo,sconfiggere o evitarle fa la differenza tra esistere o vivere.

domenica 13 maggio 2012

Pensiero notturno N°1

La notte porta consiglio,così diceva qualche saggio in un tempo passato,a me personalmente la notte o meglio ancora il momento prima di prendere sonno oltre che a darmi consiglio mi aiuta a riflettere,davanti a me si crea come una lavagna nera e i gessetti colorati della immaginazione cominciano a colorarla facendo riaffiorare nel contempo ricordi sbiaditi dell'infanzia,non è raro che mi addormento pensando a quanto ero felice quando ero bambino. Ovviamente si trattava di una felicità ben differente di quella di un adulto,una felicità del tutto disinteressata al desiderio di affermazione sociale piuttosto che alla voglia di guadagno o di trovare uno scopo e una collocazione in questa vita,si trattava di una felicità basata sulle piccole cose,piccole si,ma ricche di significato,da un abbraccio della mamma,che francamente con il passare del tempo sono diminuiti di numero,per quanto ne vorrei ancora ogni giorno ma si fa sempre fatiche a dire ai propri genitori che gli si vuole bene quando si diventa grandi,quando si è piccoli i sentimenti vengono chiaramente espressi e comunicati,quanti "ti voglio bene" abbiamo detto quando eravamo piccoli,e quanti ne diciamo ora che siamo adulti?
I bambini hanno molto da insegnarci,e non è una delle tante frasi retoriche è la verità,forse anche una scomoda verità che tutti sappiamo che non vogliamo riconoscere,i bambini nella loro innocenza ci insegnano molto,nei loro modi di fare,nei lori gesti e nelle loro domande curiose e anche imbarazzanti.
Quando eravamo bambini non ci spaventava il domandare,si domandava sempre,si chiedeva tutto,il perchè delle cose,come funzionano, a cosa servono,e poi c'erano le domande che per gli adulti erano imbarazzanti e alle quali nessun adulto riusciva bene a rispondere ne tanto meno ad ovviare la domanda... Poi la mente torna al presente all'oggi e mi chiedo, siamo stati tutti quanti bambini e tutti quanti abbiamo chiesto,abbiamo sbagliato e abbiamo detto,da bambini era più facile amare e avere delle amicizie,forse perchè non si sapevano bene le cose come funzionavano o forse perchè proprio lo sapevano benissimo come funzionavano le cose, forse l'età e la "maturità" ci ha fatto mettere dei veli davanti a certi argomenti e altre volte abbiamo costruito dei muri,ed ecco che nascono i taboo, le frasi da non dire e gli argomenti da non trattare... Non so se è il corso naturale delle cose che ci porta a precludere alcune strade e ad essere più distaccati dalla realtà di quanto non possa esserlo un bambino che per sua natura dovrebbe essere un sognatore ed un grande immaginatore... ma nella sua quotidianità è molto più pragmatico e concreto di un adulto.

Concludo chiedendomi a quanto punto una cosa,quanto ho smesso di crescere? quando la vita si è impossessata di me,mentre invece dovevo essere io ad impossessarmi della vita? Quando ho smesso di dire ti voglio bene?