
Come ogni sera sul fare del tramonto in
Caprimulgo uscì dal suo nido ben nascosto tra le fronde del salice
piangente per andare a caccia. Il vecchio Felice Bernassi come ogni
sera lo guardava volare dalla finestra della sua stanza della
residenza per anziani Anni d'Oro,era una piccola residenza con un
50ina di ospiti immersa nel verde e nella quiete,non era difficile
vedere nel prato qualche scoiattolo o qualche leprotto che incuranti
dei vecchi seduti all'ombra della veranda,frugavano tra l'erba e i
cespugli in cerca di qualcosa da mangiare. Felice non era mai tra
quelli che uscivano a prendere l'aria buona in giardino,i suoi
genitori gli diedero questo nome ma lui felice lo era solo di nome e
non di fatto,ebbe una vita piena di pene e tormenti un figlio
scomparso a 20anni e una moglie che morì in seguito ad un incidente
in auto qualche anno dopo la scomparsa del figlio. La vita non aveva
mai riservato nulla di buono a Felice,lavorò come taglialegna per 54
nelle valli appena sopra a Como,gli della pensione furono per lui
anche quelli più tristi e bui,si sentiva inutile nei confronti della
società o meglio,la disdegnava perchè per lui la società non aveva
mai fatto nulla di buono,i nipoti stanchi di averlo tra i piedi lo
rinchiusero in questa residenza per anziani. Molte volte pensava
all'ironia del nome e alla presa per il culo di cui era certo molti
la dentro non se ne erano neppure accorti. Felice conosceva bene la
natura,riconosceva ad occhi chiusi i canti di tutti gli uccelli
notturni e diurni,conosceva i periodo di cova e di migrazione,non
c'era cosa su un uccello o su un animale del bosco che lui non
conoscesse o che non potesse arrivare a conoscere per deduzione,ma a
nessuno fregava di quell'uomo,nessuno parlava mai con lui perchè
tutti credevano fosse scorbutico e cattivo,ma non lo era
affatto,quando una persona si isola e tende a distaccarsi e ad odiare
la società nessuno più bada a lui e nessuno più lo cerca,forse per
paura di esser trattati male più che per rispetto della propria
scelta,certo è che Felice non cercava mai la compagnia di nessuno ma
non la disdegnava quelle rare volte che capitava di parlare con
qualcuno lui era sempre al centro del discorso,raccontava le storie
del bosco,le leggende degli animali e degli esseri che lo vivono,ma
nessuno sembrava realmente interessato ai sui discorsi,quei pochi che
aveva ancora buone facoltà cognitive preferivano passare le giornate
davanti alla tv,il resto degli anziani era piazzato in un angolo del
salone centrale,mentre sbavano e si lamentavano senza essere
ascoltati da nessuno. Il vecchio boscaiolo passava le giornate intere
nella sua stanza a guardare fuori dalla finestra,ogni mattina metteva
un biscotto sbriciolato sul davanzale e un pettirosso veniva a
mangiare,all'inizio era schivo ma dopo qualche tempo non era più
intimorito della presenza dell'uomo alla finestra,anzi spesso se ne
restava li anche dopo aver finito di mangiare per ore e ore,non
facevano nulla se non guardarsi negli occhi a vicenda e di tanto in
tanto Felice accarezzava il pettirosso,ma lo faceva molto raramente
perchè sapeva bene che gli animali selvatici per propria natura
devono essere liberi e vanno soltanto ammirati e mai toccati o
intrappolati,ma il pettirosso sembrava accondiscendere a questo
strappo alla regola. Passarono i mesi e le giornate passavano sempre
nello stesso modo,qualche ospite se ne andava e veniva rimpiazzato da
qualche altro anziano,cambiavano le facce e noi ma mai la sostanza
della gente che lo abitava,molti anziani stanchi di vivere o
semplicemente stanchi di tutto ai quali nemmeno la morte concedeva
l'ultimo dono ed erano costretti magari per anni a vivere gli anni
d'oro in una prigione di farmaci e omogenizzati tra flebo e pannoloni
sporchi. Anche la situazione di Felice si aggravò ma trovava sempre
la forza ogni mattina di portare da mangiare al suo fedele
amico,prendersi cura del pettirosso lo faceva sentire utile,forse
apprezzato per la prima volta in vita sua,e l'uccello sembrava aver
capito ogni cosa,non c'era bisogno di parlare,i due si intendevano
solo con lo sguardo e con la forza dei sentimenti e si scambiavano
tacite confidenza con il canto del passero e i lo sguardo profondo
del vecchio. Arrivò la neve e l'inverno arrivo non solo sopra le
città ma anche su Felice che una notte di Novembre,il 15, spirò.
Nessuno se ne accorse se non l'indomani tranne che il pettirosso che
sfidando il caprimulgo si posò sulla finestra e intonò il suo dolce
canto come se volesse accompagnare e ricordare l'amico scomparso con
il quale per molto tempo aveva condiviso confidenze e racconti,aveva
ascoltato per mesi i racconto di un vecchio dimenticato da tutti ma
che tanto aveva da raccontare. Al funerale andarono pochissime
persone,e ancor meno furono i nipoti che andarono a portagli
l'estremo saluto,aveva vissuto il solitudine e in solitudine se ne
andò,dimenticato da tutti gli uomini ma non dal pettirosso che
ancora ogni giorno,si posa sulla sua lapide e fissando la foto
scolorita intona un canto bellissimo fatto di passione e sembra quasi
raccontare a tutti le vecchie storie del bosco,le storie sugli
animali e su gli altri esseri che lo vivono.
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