venerdì 8 marzo 2013

Il vecchio boscaiolo.


Come ogni sera sul fare del tramonto in Caprimulgo uscì dal suo nido ben nascosto tra le fronde del salice piangente per andare a caccia. Il vecchio Felice Bernassi come ogni sera lo guardava volare dalla finestra della sua stanza della residenza per anziani Anni d'Oro,era una piccola residenza con un 50ina di ospiti immersa nel verde e nella quiete,non era difficile vedere nel prato qualche scoiattolo o qualche leprotto che incuranti dei vecchi seduti all'ombra della veranda,frugavano tra l'erba e i cespugli in cerca di qualcosa da mangiare. Felice non era mai tra quelli che uscivano a prendere l'aria buona in giardino,i suoi genitori gli diedero questo nome ma lui felice lo era solo di nome e non di fatto,ebbe una vita piena di pene e tormenti un figlio scomparso a 20anni e una moglie che morì in seguito ad un incidente in auto qualche anno dopo la scomparsa del figlio. La vita non aveva mai riservato nulla di buono a Felice,lavorò come taglialegna per 54 nelle valli appena sopra a Como,gli della pensione furono per lui anche quelli più tristi e bui,si sentiva inutile nei confronti della società o meglio,la disdegnava perchè per lui la società non aveva mai fatto nulla di buono,i nipoti stanchi di averlo tra i piedi lo rinchiusero in questa residenza per anziani. Molte volte pensava all'ironia del nome e alla presa per il culo di cui era certo molti la dentro non se ne erano neppure accorti. Felice conosceva bene la natura,riconosceva ad occhi chiusi i canti di tutti gli uccelli notturni e diurni,conosceva i periodo di cova e di migrazione,non c'era cosa su un uccello o su un animale del bosco che lui non conoscesse o che non potesse arrivare a conoscere per deduzione,ma a nessuno fregava di quell'uomo,nessuno parlava mai con lui perchè tutti credevano fosse scorbutico e cattivo,ma non lo era affatto,quando una persona si isola e tende a distaccarsi e ad odiare la società nessuno più bada a lui e nessuno più lo cerca,forse per paura di esser trattati male più che per rispetto della propria scelta,certo è che Felice non cercava mai la compagnia di nessuno ma non la disdegnava quelle rare volte che capitava di parlare con qualcuno lui era sempre al centro del discorso,raccontava le storie del bosco,le leggende degli animali e degli esseri che lo vivono,ma nessuno sembrava realmente interessato ai sui discorsi,quei pochi che aveva ancora buone facoltà cognitive preferivano passare le giornate davanti alla tv,il resto degli anziani era piazzato in un angolo del salone centrale,mentre sbavano e si lamentavano senza essere ascoltati da nessuno. Il vecchio boscaiolo passava le giornate intere nella sua stanza a guardare fuori dalla finestra,ogni mattina metteva un biscotto sbriciolato sul davanzale e un pettirosso veniva a mangiare,all'inizio era schivo ma dopo qualche tempo non era più intimorito della presenza dell'uomo alla finestra,anzi spesso se ne restava li anche dopo aver finito di mangiare per ore e ore,non facevano nulla se non guardarsi negli occhi a vicenda e di tanto in tanto Felice accarezzava il pettirosso,ma lo faceva molto raramente perchè sapeva bene che gli animali selvatici per propria natura devono essere liberi e vanno soltanto ammirati e mai toccati o intrappolati,ma il pettirosso sembrava accondiscendere a questo strappo alla regola. Passarono i mesi e le giornate passavano sempre nello stesso modo,qualche ospite se ne andava e veniva rimpiazzato da qualche altro anziano,cambiavano le facce e noi ma mai la sostanza della gente che lo abitava,molti anziani stanchi di vivere o semplicemente stanchi di tutto ai quali nemmeno la morte concedeva l'ultimo dono ed erano costretti magari per anni a vivere gli anni d'oro in una prigione di farmaci e omogenizzati tra flebo e pannoloni sporchi. Anche la situazione di Felice si aggravò ma trovava sempre la forza ogni mattina di portare da mangiare al suo fedele amico,prendersi cura del pettirosso lo faceva sentire utile,forse apprezzato per la prima volta in vita sua,e l'uccello sembrava aver capito ogni cosa,non c'era bisogno di parlare,i due si intendevano solo con lo sguardo e con la forza dei sentimenti e si scambiavano tacite confidenza con il canto del passero e i lo sguardo profondo del vecchio. Arrivò la neve e l'inverno arrivo non solo sopra le città ma anche su Felice che una notte di Novembre,il 15, spirò. Nessuno se ne accorse se non l'indomani tranne che il pettirosso che sfidando il caprimulgo si posò sulla finestra e intonò il suo dolce canto come se volesse accompagnare e ricordare l'amico scomparso con il quale per molto tempo aveva condiviso confidenze e racconti,aveva ascoltato per mesi i racconto di un vecchio dimenticato da tutti ma che tanto aveva da raccontare. Al funerale andarono pochissime persone,e ancor meno furono i nipoti che andarono a portagli l'estremo saluto,aveva vissuto il solitudine e in solitudine se ne andò,dimenticato da tutti gli uomini ma non dal pettirosso che ancora ogni giorno,si posa sulla sua lapide e fissando la foto scolorita intona un canto bellissimo fatto di passione e sembra quasi raccontare a tutti le vecchie storie del bosco,le storie sugli animali e su gli altri esseri che lo vivono.

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